Musica

Syd Barrett e i Pink Floyd

Syd Barrett, colui che diede inizio alla legenda dei Pink Floyd

Syd Barret
By http://www.last.fm/music/Syd+Barrett/+images/166500, Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=17518847

Chi non è appassionato di musica inglese e dei Pink Floyd forse ha solo sentito nominare Syd Barret, senza sapere chi è e come ha contribuito alla nascita del mito Pink Floyd
La nostra amica Valentina Copparoni ci regala una immagine attenta di uno dei personaggi più affascinanti e controversi della musica di tutti i tempi.

“PENSO CHE SIA UNA COSA BELLA SE UNA CANZONE HA PIU’ DI UN SOLO SIGNIFICATO. FORSE QUELLA CANZONE PUO’ RAGGIUNGERE MOLTE PIU’ PERSONE” (Syd Barret)

Il 6 gennaio 1946 nasceva Syd Barrett, il primo leader del mitico gruppo dei Pink Floyd. A lui e al meraviglioso brano “Wish you were here” (che in molti ritengono sia stato pensato e scritto proprio per lui) Fatto & Diritto Magazine vuole dedicare un ricordo.

Sin dalla prima infanzia, Syd Barrett dimostra di avere un talento artistico innato, brillante come la sua mente e si dedica alla pittura oltre che alla chitarra. Nato a Cambridge nel gennaio 1946, frequenta il Cambridge College Of Arts and Technology dove incontra David Gilmor e nel 1964 si trasferisce a Londra dove è in contatto con Roger Waters, che assieme a Nick Mason e Rick Wright ha in progetto di formare una rock band.
Su questo progetto Barret, che si fa chiamare Syd in omaggio a un musicista jazz di Cambridge, imprime un’impronta indelebile sin dal nome: infatti è lui a proporre per il nascente gruppo il nome Pink Floyd Sound (poi abbreviato in Pink Floyd) ispirandosi ai suoi preferiti bluesmen americani Pink Anderson e Floyd Council (nonostante lui dica che siano stati gli extraterrestri a suggerirgli il nome!).

pink floid in concerto

La complessa e carismatica personalità di Syd diventa subito la forza trainante della band : Syd è bello, ha una mente geniale, strega il pubblico quando sale sul palco ed ha un talento artistico innato grazie al quale nasce “The piper at the gates of dawn”, il primo album dei Pink Floyd che nel 1967 diventa uno dei dischi simbolo della stagione psichedelica e del cd “flower power”.

Ma il successo sempre più travolgente sia personale che della band lo trascinano paradossalmente sempre di più nell’uso massiccio di lsd e altre sostanze allucinogene che gli provocano un inevitabile annebbiamento della mente e lo portano a chiudersi in se stesso e ad assumere comportamenti sempre più eccentrici, imprevedibili, che mettono in difficoltà gli altri componenti dei Pink Floyd che a volte si trovano sul palco con Syd che resta immobile con lo sguardo fisso nel vuoto.

La situazione diventa tanto problematica che la band decide nel 1968 a reclutare Gilmour come secondo chitarrista ma di lì a poco Syd uscirà completamente dalla scena dei Pink Floyd lasciando però un segno indelebile nella storia, nella musica e nei cuori dei componenti della band che vivono in maniera fortemente dolorosa il declino improvviso di Syd.
L’amico Roger Waters nel 1975 scrive “Shine On Your Crazy Diamond”, uno dei brani più belli dei Pink Floyd forse proprio perchè si legge dietro quella musica e quelle parole un affetto ed un legame intenso per l’amico Syd.
Dopo l’abbandono dai Pink Floyd il declino di Syd diventa ancora più drammatico: si chiude completamente in se stesso, non parla, è calvo e terribilmente gonfio e sentire parlare della band, che in qualche modo continua a considerare parte di sé, lo fa precipitare ancora di più velocemente nell’abisso.

La sorella di Syd decide quindi di tenerlo il più possibile lontano da tutto quello che per lui è stato il passato ma che comunque continua a vivere quotidianamente il suo presente, l’unico incontro con la band avviene nel 1975 nello studio di Abbey Road mentre il gruppo sta producendo l’album “Wish you were here” il cui singolo nel 2005 durante il Live 8 verrà dedicato da Roger Water proprio al caro Syd.

Negli anni successivi non solo le sue condizioni mentali ma anche quelle fisiche peggiorano sempre di più: diabete ed ulcere gastriche lo dilaniano fino a che gli viene diagnostico un cancro allo stomaco che lo porterà via nel 2006 all’età di 60 anni. la sua morte la casa di Hills Road e gli oggetti vengono venduti all’asta; nel 2007 i Pink Floyd salgono sul palco per eseguire “Arnold Layne” durante un concerto tributo “Syd Barrett – Madcap’s last laugh”.
Nel 2010 viene pubblicata “An introduction to Syd Barrett”, un’ antologia curata da David Gilmour in cui si uniscono il repertorio solista e quello con i Pink Floyd.

Wish you were here  dei Pink Floyd (Vorrei che fossi qui)

Syd è stato spesso definito un “diamante” la cui luce anche dopo il declino e la morte ha continuato a splendere … e in molti ritengono che le indimenticabili parole e musica di “Wish You Were Here” siano state scritte pensando proprio al lui.

Una delle canzoni in assoluto più scolpite nella mente e nel cuore degli appassionati del rock e in genere di quelle emozioni che solo grandi artisti sono in grado di far vivere e sentire.

Credo che la musica sia veramente una forma d’arte e che anche nella musica ci siano capolavori ed artisti indimenticabili, unici. Il brano, Wish you were here  (Vorrei che fossi qui) , è una perla rara inserita nell’omonimo album dei Pink Floyd del 1975 ed è il magnifico risultato della collaborazione musicale tra David Gilmor e Roger Waters.
La versione originale di “Wish you were” here è contraddistinta da iniziali suoni confusi che dipingono con pennellate da maestri di altri tempi un quadro incredibilmente ipnotico, affascinante.

Ascoltatela e provate ad immaginare: alcune persone in una stanza che ascoltano una vecchia radio, la frequenza viene cambiata più volte finchè non viene fermata sul discorso di un uomo ed una donna, che sembrano discutere.
Il cambio di stazione alla radio continua, si sente un accenno della quarta sinfonia di Caikovskij fino ad arrivare a quella in cui si sente l’intro di Wish you were here.

Un inizio magico reso ancora più magico dal suono di una seconda chitarra che accompagna quello della prima, l’idea evocata è quella di qualcuno che in quella stanza suona il brano con una chitarra … è lo stesso David Gilmor ad eseguirlo, è cosi presente che sembra quasi di poterlo vedere.
L’”opera d’arte” poco prima di chiudersi, prima del delicato suono del vento, lascia spazio ad un assolo di violino eseguito dal violinista jazz Stéphane Grappelli, ex membro del Quintette du Hot Club de France.

E’ il 1977 quando la canzone viene per la prima volta eseguita live ed è subito innamoramento per la folla, un colpo di fulmine che si ripete ogni volta che già dalle prime note dell’intro diventa riconoscibile, quelle note che danno al brano un segno distintivo, unico, come una pennellata di Vang Gogh.

Per dieci anni non viene più eseguito, per riascoltarlo dal vivo i fan devono aspettare il 1987.
Nel 2004, Rogers Waters ed Eric Clapton eseguirono la canzone in occasione dello Tsunami Aid e l’anno successivo durante il Live 8 Waters ritorna a suonare con i suoi ex compagni a Londra per eseguire ancora una volta questo fantastico brano.

Nel 2011 la riedizione dell’album Wish You Were Here (Immersion) regala ai fan una versione inedita con protagonista il violino di Stéphane Grappelli; per chi ha nel cuore questa canzone non può che rimanere estasiato nel sentire il suono del violino che dolcemente ti accompagna nell’ascolto. Un vero capolavoro, uno di quelli che rimangono sempre e comunque nel cuore.

In tanti ritengono che “Wish you were here” sia dedicata, come gran parte dell’album omonimo, all’ex componente dei Pink Floyd Syd Barret .
Non è chiaro se questo brano e l’intero album siano nati già con l’intento di dedicarlo al caro Syd Barrett ma quello che è certo è che i testi e la musica di quasi tutte le canzoni sono impregnate di un forte senso di amicizia e a tratti anche di tristezza.

Melodia da brivido, testo semplice ma carico di significato, un pezzo di storia della musica di tutti i tempi piena di una dolcezza mista a rimpianto per una persona cara che non è riuscita a continuare nel cammino intrapreso perdendosi invece nel buio profondo della propria mente. Anche la copertina del disco Wish you were here è un’icona nella storia della discografia: due uomini non in una strada qualunque ma negli studi di registrazione della Warner Bros che si stringono la mano, uno vestito come un uomo d’affari con occhiali scuri, l’altro, chinato un po’ in avanti, quasi in segno di riverenza, forse una potenziale nascente stella della musica.

Quando penso ad un quadro di Van Gogh davanti agli occhi ho pennellate cariche e dense di colori, forti come le emozioni che ogni singola pennellata sembra portare con sé sulla tela … ho in mente un quadro su tutti “Notte stellata”… allo stesso modo quando penso ad una canzone dei Pink Floyd nella mente e nel cuore ho tante canzoni ma una su tutte Wish you were here.

“di Valentina Copparoni, amante della musica e dell’arte in generale, avvocato in Ancona, redattrice di Fatto & Diritto Magazine (www.fattodiritto.it)”

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