Joshua Reynolds, il ritrattista di nobili e borghesi.
Pochi artisti possono vantare un posto così centrale nella storia dell’arte britannica come Joshua Reynolds(1723-1792).
Più famoso di Constable, più richiesto di Turner, fu collezionista, scrittore ed educatore, oltre ad essere stato anche il primo presidente della Royal Academy, dall’alto della cui cattedra pronunciò i famosi Discorsi sull’arte che
influenzarono il gusto del pubblico e la formazione delle future generazioni di artisti britannici.
Tuttavia, nonostante la sua immensa produzione pittorica (nel corso della sua lunga carriera dipinse oltre 2000 ritratti) e la sua abilità in quello che oggi chiameremo ‘networking’, della sua vita sappiamo davvero poco.
Quel che è certo è che se avesse dato ascolto a suo padre, un ecclesiastico del Devon professore al Balliol College dell’Università di Oxford, invece di un grande pittore avremmo avuto un farmacista.
Fortunatamente per la storia dell’arte, il giovane Joshua Reynolds decise che l’arte (e non la medicina) sarebbe stato il suo futuro e nel 1740 si trasferì armi e bagagli a Londra presso lo studio del pittore Thomas Hudson, solo per lasciarlo tre anni più tardi per proseguire i suoi studi da solo.
Ma nel mondo dell’arte, ieri come oggi, la competizione è forte e Reynolds capisce presto che la strada per diventare un artista fuori dal comune passava dall’Italia.
E lì si reca nel 1750 con l’immancabile Grand Tour, il viaggio all’estero che ogni gentiluomo britannico degno di questo nome doveva intraprendere per completare la propria educazione.
Un’esperienza essenziale soprattutto nella vita di un artista e che rendeva chi non poteva permetterselo (come il
pittore William Hogarth) verde d’invidia.
In Italia Reynolds visita Roma, Napoli, Firenze, Bologna e Venezia, dove studia la maniera degli antichi e i grandi maestri del passato, prima di tornare a Londra nel 1753 per mettere in pratica quanto appreso durante il suo soggiorno europeo e diventare uno dei più grandi ritrattisti del XVIII secolo.
Perché la chiave del successo di Reynolds è da ricercare nell’ossessione tipicamente britannica con il ritratto.
A partire dal Rinascimento infatti, la ritrattistica in tutte le sue forme (dal ritratto miniato, alla medaglistica alla
ceramica) ha svolto un ruolo dominante in Inghilterra, dove i Tudor utilizzarono l’arte a piene mani per dimostrare al mondo la legittimità della loro dinastia.
Nel XVIII secolo tuttavia, con l’ascesa del ceto medio e della classe mercantile il focus culturale si sposta dalla corte alla casa privata.
Dalla metà del Settecento in avanti possedere il proprio ritratto non è più un lusso limitato all’aristocrazia e, ansiosa di reclamare il posto che le spetta in società, la ricca borghesia corre a farsi dipingere dai locali “pittori di facce”.
Ed è soprattutto a Londra che i ritrattisti dell’Epoca Georgiana trovano un mercato fiorente e assetato di arte e di status e preparato a pagare profumatamente per ottenerlo.
La soluzione adottata da Reynolds era quella di immortalare i suoi soggetti in pose teatrali e in ambientazioni principesche, facendo di essi personaggi eroici e grandiosi, dipingendoli con pennellate larghe dal colore ricco e dai
drammatici effetti di ombre e di luce.
Gli uomini trasudano carisma, le donne buona educazione, intelligenza e sensibilità.
Pose derivate dall’arte antica e da quella dei grandi maestri del passato servono come modello di riferimento
per costruire immagini ricche di fascino.
Dotato di un innato senso di ciò che si addiceva all’età, al sesso e allo status sociale del soggetto da dipingere,
Joshua Reynolds diventa in breve un maestro nel creare la “posa perfetta”.
E le commissioni fioccano, tanto che nel 1760 può trasferirsi in un imponente palazzo in Leicester Square con tanto di servitù in livrea…
Dagli studi più recenti emerge una immagine di Reynolds come pittore d’avanguardia che non esita a sperimentare tanto nello stile quanto nella tecnica, alla continua ricerca di quel qualcosa in più che rendesse i suoi quadri sempre più vicini a quelli di grandi come Tiziano e Rembrandt.
A volte questi esperimenti non funzionano, come nel caso di William Douglas, il futuro Duca di Queensberry, pallido come un cadavere per via di un pigmento malriuscito.
Molto più spesso invece la sperimentazione va a buon fine e Reynolds crea alcuni trai i più raffinati ritratti del XVIII secolo come quello di Mrs Abington as Mrs Prue e della famosa attrice, scrittrice e poetessa Mrs Mary Robinson piú nota con il soprannome di “Perdida” che fu, tra le altre cose, per breve tempo l’amante del Principe di Galles, il futuro re Giorgio IV.
Non mancano anche i ritratti di bambini, come quello di Miss Jane Bowles con il suo cagnolino o di Mrs Susanna Hoare and Child, decisamente troppo sdolcinati per gli standard moderni, ma che tuttavia mostrano un Reynolds all’apice della sua sperimentazione ed espressività tecnica – come le lunghe spiegazioni tecniche accanto ad ogni dipinto non cessano per un solo momento di sottolineare.
Informazioni che, per un comune mortale non esperto di chimica come la sottoscritta hanno spesso il grosso svantaggio di distrarre l’attenzione dalla pittura stessa. Reynolds, un artista imperfetto alla ricerca della perfezione. (Paola Cacciari)
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