In questo sito ed in questa sezione, la band dei londinesi D.O.C. Spandau Ballet non può che presentarsi come regina della musica anni ’80.
La loro storia inizia ufficialmente nel 1976 ma alla formazione definitiva di cinque elementi che rimarrà tale fino al 1989 si arriverà solo nel 1979 (conoscete l’origine del nome?).
In loro troviamo la fusione perfetta di tutti gli elementi distintivi del decennio: mentre si affermava il nuovo e sofferto corso thatcheriano i fratelli Gary e Martin Kemp (chitarra e basso), John Keeble (batteria), Steve Norman (sax) e Tony Hadley (voce) altro non erano che figli di una classe operaia che su di loro investiva desideri ed aspirazioni di riscatto.
Spandau Ballet – MuscleMentre iniziano ad esibirsi in alcuni dei più conosciuti locali londinesi (il Blitz, per citarne uno) il gruppo si allontana definitivamente dal genere punk/contestatore (ormai in declino) per abbracciare uno stile musicale pop elettronico personalissimo e distintivo, caratterizzato da un’ossessione quasi maniacale per l’abbigliamento.
Il loro più grande merito sta certamente nell’essere riusciti, prima di altri, a cavalcare l’onda del loro periodo storico, forse il più consumista del secolo che ha visto musica, moda e arte visiva fondersi nel tessuto sociale ed economico come mai prima.
Già dalla loro prima apparizione televisiva, all’interno del noto programma Twentieth Century Box nel 1980, l’effetto fu dirompente. Per loro stessa ammissione, esibirsi non rappresenta una dimostrazione di abilità bensì di una certa sensibilità (essere nel posto giusto al momento giusto…). La corrente New Romantic, trova così in loro la massima espressione rappresentando una sorta di ciclone innovatore tra moda, musica, arti grafiche ed advertising.
La firma con la Chrysalis Records porta alla pubblicazione del loro primo, attesissimo singolo To Cut A Long Story Short a cui fece seguito, nel 1981, il primo album Journeys to Glory che divenne in brevissimo tempo Disco d’oro. Diamond, il secondo album, fu pubblicato nel 1982.
Questi primi album necessitano di attento e completo ascolto poiché in essi troviamo le caratteristiche strumentali tipiche del nuovo filone.
Ma è con il terzo album True del 1983, il cambio di look ed il definitivo passaggio al genere pop (la bella voce di Tony Hadley, l’introduzione strumentale del sassofono,l’aspetto prestante ed aristocratico..) che la band diventa un’icona mondiale creando un impero musicale globale. Brani come True, Gold, Lifeline inebriano i sensi. Milioni di fans (adolescenti in particolare) persero letteralmente la testa!
E’ del 1984 la pubblicazione del loro quarto album Parade, successo mondiale zeppo di brani di grande successo accompagnati da eleganti videoclip (Only When You Leave, I’ll Fly For You, With The Pride solo per citarne alcuni). Alla fine dello stesso anno il gruppo partecipa al famoso progetto Band Aid a cui farà seguito, l’anno successivo, il Live Aid. I loro concerti riempivano gli stadi in tutto il mondo (Italia compresa, io lo ricordo bene…)
Sempre nel 1985 il gruppo pubblica una raccolta di successi, The Singles Collection, mentre nel 1986 il nuovo album Through The Barricades si rivela un successo prevalentemente europeo non riuscendo a scalare le classifiche americane. Imperdibile l’ascolto del brano omonimo.
Gli anni successivi furono una sorta di “pausa di riflessione” durante la quale i fratelli Kemp si dedicarono alla carriera parallela di attori.
Nel 1989 pubblicarono il loro ultimo album Heart Like a Sky (di scarso successo) dopodiché il gruppo si sciolse.
Seguirono anni piuttosto cupi (Tony Hadley proseguì come solista con risultati poco entusiasmanti, Steve soffrì di depressione) culminati in battaglie legali per questioni di royalties ma nel 2009 li troviamo di nuovo insieme per una serie di concerti dal vivo che li porterà anche in Italia.
Recentemente, nell’ottobre 2014, è uscito nelle sale cinematografiche il bellissimo Soul Boys of the Western World – film documentario sulla loro carriera e, inevitabilmente, sul contesto storico di appartenenza.
Lo ammetto, con gli Spands non riesco ad essere imparziale (I’d like to share a secret: I was deeply and madly in love with Tony Hadley…. I used to dream of him as my teacher of English!) ma non si può non rilevare che la loro carriera coprì esattamente la durata dei favolosi anni ’80 caratterizzando prepotentemente quella decade e lasciando un’insostituibile eredità musicale e culturale.
( di Luisa Volpicelli)
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