Dr Johnson: un intellettuale illuminista per la post-modernità
Samuel Johnson (1709-1784) fu la personalità dominante della letteratura inglese del secolo XVIII.
Figlio dell’Illuminismo e della sua fede nei poteri illimitati della Ragione, Johnson si può considerare l’antesignano dell’intellettuale “organico” che unisce ad una vastissima cultura ed erudizione una capacità non comune di lettura critica della realtà politico-sociale che lo circonda. Nella prefazione al suo appassionante e originale “racconto di racconti” La mia Londra (2014), la scrittrice anglo-siciliana Simonetta Agnello Hornby scrive: «Non saprei esprimere il mio amore per Londra meglio di Samuel Johnson, il più famoso intellettuale inglese del Settecento, che SamuelJohnsonvi arrivò a piedi da una cittadina delle Midlands, Lichfiedl, alla stessa età in cui io vi andai a vivere – ventisette anni – e vi rimase fino alla morte. Il 20 settembre 1777 alle soglie dei settanta, Johnson rispose al suo biografo James Boswell, un giovane avvocato di Edimburgo, che gli chiedeva se avesse mai desiderato lasciare Londra: “No, Sir, when a man is tired of London, he is tired of life; for there is in London all that life can afford.
Sir, you find no man, at all intellectual, who is willing to leave London”. No, Signore, quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere; perché Londra offre tutto ciò che la vita può offrire. Signore, non troverete un singolo uomo di intelletto che desideri lasciare Londra. Per Johnson, Londra era il luogo in cui si impara costantemente e si vive bene. Per Boswell, il luogo in cui si va per vedere ed essere visti».
L’illuminante prefazione, meglio di ogni annotazione storico-biografica, ci svela il senso e l’importanza di questa gigantesca figura della cultura inglese del Settecento, cui la scrittrice siciliana lega indissolubilmente il suo racconto personale di Londra, facendone quasi un alter ego letterario e umano che compare in filigrana, con le sue brevi e argute citazioni, in tutti i capitoli del libro. Personaggio a tutto tondo che ha ispirato una serie infinita di aneddoti, bersaglio della generazione dei romantici che ne criticarono aspramente la rigida visione enciclopedica della realtà, rivalutato nel XX secolo in ambito scientifico e psico-linguistico, Samuel Johnson è una di quelle figure capaci di destare ora ammirazione e lode, ora sdegno e disprezzo. Dopo anni di collaborazioni in forma anonima con diversi giornali inglesi, la sua opera principale, Dictionary of the English Language, pubblicata nel 1755, lo rese in breve tempo famoso. Questi, insieme al suo personale contributo per la fondazione di una importante istituzione letteraria denominata Literary Club, e dopo avere ricevuto prestigiosi riconoscimenti accademici dalle Università di Dublino e Oxford, rispettivamente nel 1765 e nel 1775, fece di se stesso un mito il-dizionariodi-Samuel-Johonsonvivente, il rispettato e riverito Dr. Johnson, l’arbitro letterario e il critico ammirato che dominò l’universo delle lettere inglesi per tutto il resto della sua vita. Il suo genio, dispiegatosi eminentemente in una colossale e mastodontica opera di ricognizione critico-filologica della lingua inglese senza precedenti, brillò non solo nel famoso Dictionary ma anche nelle altrettanto importanti opere biografiche, Life of Shakespeare e Lives of the Poets.
E ancor oggi, due secoli dopo la sua morte, il Dr. Johnson è ancora ricordato non tanto per ciò che scrisse quanto piuttosto per ciò che disse. E ciò che egli disse durante le sue interminabili e brillanti conversazioni letterarie, come anche durante la vita di tutti i giorni, fu fedelmente trascritto e raccolto dal suo più grande amico e discepolo, James Boswell (1740-1795), un intraprendente e vivace avvocato scozzese che iniziò la sua lunga frequentazione con Samuel Johnson nel 1763. Boswell pubblicò nel 1791 una magnifica Life of Samuel Johnson, nella quale descrisse con dovizia di particolari gli strani e curiosi vizi del Dr. Johnson come anche le sue virtù umane e intellettuali. Questa biografia è una sorta di monumento letterario attraverso il quale Boswell, glorificando il suo Maestro, riuscì con successo ad introdurre sé stesso nell’Olimpo letterario inglese. Il Dr. Johnson riunì attorno a sé alcune delle più interessanti personalità del suo tempo. Tra i suoi amici ricordiamo David Garrick, famoso attore, il filosofo Edmund Burke, il pittore Joshua Reynolds, fondatore della Royal Academy of Arts di Londra, e lo scrittore Oliver Goldsmith. Tutti i più autorevoli e influenti artisti e letterati della seconda metà del XVIII secolo considerarono il Dr. Johnson un saldo punto di riferimento. Samuel Johnson consigliava, criticava, incoraggiava, leggeva, rivedeva e recensiva: egli fu, in poche parole, l’arbitro e il Magister elegantiarum della letteratura inglese del suo tempo.
1 S. AGNELLO HORNBY, La mia Londra, Giunti, Firenze 2014, pp.5-6.
Dictionary of the English Language, il Dizionario della Lingua Inglese, opera maggiore di Samuel Johnson
Il Dizionario della lingua inglese di Samuel Johnson non fu il primo dizionario della lingua inglese a comparire, ma fu certamente il primo ad elevare l’arte della lessicografia ad un livello di eccellenza fino ad allora sconosciuto e a produrre una guida pratica al corretto uso e allo spelling (pronuncia) delle parole, che non fu quasi mai sorpassato nei secoli. Questo breve passaggio tratto dalla prefazione del Dizionario è un ottimo compendio delle intenzioni del vero lessicografo nel produrre una guida comprensiva della lingua inglese per la società del suo tempo (e non solo!). «Quando io feci un’attenta disamina della mia impresa, ritenni che la nostra lingua fosse abbondante senza ordine, e vigorosa senza regole: ovunque io volgessi lo sguardo, non v’era che complicazione che andava districata e confusione che andava regolata; la scelta fu quella di ricreare una varietà illimitata, senza alcun principio prefissato di selezione; le contraffazioni linguistiche dovevano essere individuate, senza un definito esame della purezza; e le modalità espressive dovevano essere rigettate o accolte, senza i suffragi di taluni scrittori di classica reputazione o di riconosciuta autorità. Dell’evenienza di quest’opera, per la quale, avendoci lavorato samuel_johnson_dizionariocon sì tanta applicazione ed impegno, io non posso avere se non qualche grado di predilezione parentale, è naturale crearsi delle congetture.
Coloro che sono stati persuasi a pensare bene del mio disegno, esigono che esso fissi e definisca una volta per tutte la nostra lingua, e metta fine a quelle alterazioni che il tempo e la sorte hanno finora tollerato per crearla in essa senza opposizione. Con questa conseguenza io devo confessare di essere stato lusingato per un momento; ma ora inizio a temere che ho assecondato l’aspettativa che né la ragione e né l’esperienza può giustificare. Quando noi osserviamo un uomo diventare vecchio e morire ad un certo momento uno dopo l’altro, di secolo in secolo, ci beffiamo di quello speciale elisir che promette di prolungare la vita a mille anni; con eguale giustizia può essere deriso il lessicografo, il quale non essendo in grado di produrre esempio alcuno di una nazione che abbia preservato le sue parole le sue frase dalla mutabilità dei tempi, immaginerà dunque che questo dizionario possa imbalsamare il suo linguaggio, e preservarlo dalla corruzione e dalla decadenza, che è altresì in suo potere cambiare la natura sublunare, o liberare il mondo una volta per tutte dalla follia, dalla vanità e dall’ostentazione». Un magistrale compendio di verità attuali promana da questo splendido prologo al Dizionario della lingua inglese.
Nell’epoca in cui l’inglese, quale lingua operazionale dei mercati globali e della finanza nonché lingua franca della comunicazione internazionale, si avvia a grandi passi verso un inarrestabile processo di ibridazione linguistica e di ulteriore complicazione semantica, le parole del Dr. Johnson sull’imbalsamazione di una lingua, in nome di una Super-Ragione ordinante che vuole rendere tutto chiaro e distinto, suonano più che mai attuali. Non esiste elisir di lunga vita o potere alcuno che riescano a fissare, cristallizzare e definire una volta per tutte l’incontenibile ricchezza di una lingua. Lungi dall’essere un oggetto definito e definibile, la lingua è molto più simile ad un’anguilla che guizza e sguazza nei fiumi infiniti dell’esperienza, e che non si riesce facilmente a catturare per via della sua proverbiale scivolosità. Imbalsamare un linguaggio, una cultura e renderli oggetti catalogabili da museo è stata di certo una tentazione titanica sempre operante, tanto quanto quella di potere cambiare la natura sublunare o di liberare per sempre il mondo dalla follia, dalla vanità, dai vizi e da tutti i generi di mali. Lasciamo ancora una volta alle ardenti parole della scrittrice Simonetta Agnello Hornby il compito di chiudere questa breve e appassionata rivisitazione della vita e dell’opera di Samuel Johnson, indissolubilmente legata a quell’universo caleidoscopico e cangiante che è la città di Londra. «Se fosse nostro contemporaneo, Johnson camminerebbe a grandi passi per la capitale lasciando vagare lo sguardo dalla cima dello Shard, il grattacielo progettato da Renzo Piano, all’immondizia del marciapiede, alla ricerca di quanto sfuggito l’ultima volta che era passato da quella strada… Per godersi Londra non c’è infatti alcun bisogno di essere un intellettuale, basta avere una mente aperta e curiosa.
L’idea di Johnson è che qualsiasi cosa può suscitare interesse e stimolare l’intelletto, e dunque impedire il ristagnare, o l’evaporare, della riserva di curiosità naturale di un individuo. Osservare Londra e i suoi abitanti porta alla scoperta di piccole gemme segrete, che si offrono soltanto a chi sa cercarle e che mi hanno permesso di godere al massimo della mia città di adozione e di aumentare il godimento della vita in generale». Questo senso di innata curiosità inscritta nell’animo umano così ben lumeggiato dalla scrittrice Agnello Hornby, e che fu il carattere distintivo dell’epoca illuminista, trova una eco e una ulteriore conferma in queste splendide parole di Samuel Johnson: The world is not yet exhausted: let me see something tomorrow which I never saw before! Il mondo non è ancora esaurito: fammi vedere domain qualcosa che non avevo mai visto prima.
Gaetano Algozino London, South Norwood, 8 gennaio 2016
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