Letteratura inglese

Robert Louis Stevenson vita e opere

ROBERT LOUIS STEVENSON
L’avventurosa epopea letteraria di un “vittoriano” ribelle oltre oceano

Vi è un passo significativo dello scritto autobiografico Memoirs of Himself (1880) in cui Stevenson sintetizza non solo le sue esperienze infantili, ma sembra anche indicare le componenti di tutta la sua opera letteraria: «Le mie sofferenze quand’ero malato, le gioie della convalescenza e l’attività innaturale del mio cervello».
Sofferenza, gioco e fantasia sono i caratteri distintivi dell’opera di questo scrittore “vittoriano” scozzese, che lascerà la madrepatria in cerca di pericolose e appaganti avventure oltreoceano.

Nato a Edimburgo il 13 novembre 1850, Sir Robert Louis Balfour Stevenson fu figlio unico di Thomas Stevenson, ingegnere civile addetto alla manutenzione di fari, e di Margaret Isabelle Balfour, francese.
Fin da fanciullo il suo temperamento risentì della duplice, contraddittoria fusione del carattere grave, malinconico, mesto del padre scozzese e della gaiezza spensierata, eleganza e raffinatezza della madre francese.
Le sue condizioni di salute malferma, con continue febbri e bronchiti, resero alquanto difficile la regolare frequenza degli studi, fino a quando, all’età di 17 anni fu ammesso all’Università di Edimburgo per frequentare la facoltà di ingegneria civile per continuare il business familiare di manutenzione e gestione delle cosiddette lighthouses, ossia le torrette con i fari. Robert rifiutò decisamente la volontà paterna per cui alla fine, dietro compromesso, accettò di attendere agli studi legali per diventare Scottish barrister (avvocato penalista della corte scozzese).

La sua vocazione letteraria ebbe modo di manifestarsi molto presto, dacché, ancora adolescente, intraprese, a mo’ di gioco e di intrattenimento, l’imitazione di modelli classici in prosa e in versi.
I suoi entusiasmi e ardori giovanili per i Covenanters, movimento religioso scozzese che difendeva la purezza del Presbiterianismo del XVII secolo, furono convogliati verso la stesura del The Pentland Rising, la sua prima opera stampata. Durante i suoi anni universitari, Stevenson si rivelò ben presto un ribelle bohemien dalle ampie vedute liberali e ben presto imparò a detestare le presunte crudeltà e ipocrisie della rispettabilità borghese, nonché a ribellarsi alle vedute ristrette della morale cristiana imposta dalla famiglia.

Nel 1873, in seguito ad una furiosa lite col padre che accentuò la diversità di vedute dei due, Robert si spostò in Inghilterra, nel Suffolk, ove fu ospite di un suo cugino. Qui incontrò Sidney Colvin (1845-19270), raffinato critico d’arte londinese che scrisse memorabili articoli su Michelangelo, Botticelli, Leonardo e Durer per la prestigiosa Enciclopedia Britannica, che divenne poi l’amico più stretto e l’editore di Stevenson, e Fanny Sitwell, che in seguito sposò lo stesso Colvin. La Sitwell, un’anziana donna di profondo fascino e di innato talento, attirò subito le attenzione di Stevenson conquistandosene la fiducia e l’ammirazione illimitati, che si tradussero ben presto in amore profondo. Al suo ritorno ad Edimburgo, Stevenson iniziò una nutrita e singolare corrispondenza epistolare con la Sitwell dichiarandosi ora come amante, ora come adoratore e infine come figlio.
Uno dei tanti nomi con cui si rivolgeva a Fanny nelle sue lettere era Claire, fatto che molti anni dopo la sua morte avrebbe dato origine all’idea errata  che Stevenson avesse avuto una relazione con una certa Claire, ragazza di Edimburgo di umilissimi natali.
Ma ben presto quella passione giovanile nei confronti della Sitwell si trasformò in una profonda, duratura amicizia.

Verso la fine del 1873 Stevenson, in seguito alla contrazione di gravi malattie respiratorie, fu inviato, per unanime consiglio dei medici, in Costa Azzurra, nella Francia del Sud, ove ben presto lo raggiunse Colvin.
Rientrò in Scozia la primavera successiva; nel luglio 1875 fu richiamato dal Tribunale scozzese, ma non praticò mai l’avvocatura penale. Da allora in poi Stevenson sarebbe stato sempre in viaggio all’estero, con destinazione privilegiata la Francia, ove, a contatto con i fervidi circoli intellettuali di Parigi, ebbe modo di affinare e sviluppare la sua carriera letteraria. Del 1873 è il suo saggio Roads, pubblicato su Portfolio, mentre al 1874 risalgono il saggio Ordered South pubblicato sul Macmillan’s Magazine, la recensione di Fables in Song di Lord Lytton pubblicata su Fortnightly, e infine il suo primo vero contributo critico su Victor Hugo, che apparve su The Cornhill Magazine, in seguito curato da Leslie Stephen, suo critico e biografo. Furono questi primi saggi, elaborati con cura, dal tono interrogativamente meditativo e insoliti per sensibilità che attirarono l’attenzione su Stevenson come scrittore. Stephen, poi, mise Stevenson in contatto con Edmund Gosse, poeta e critico, che divenne suo buon amico.
Più tardi, a Edimburgo, Stephen presentò Stevenson allo scrittore W.E. Henley.
I due divennero buoni amici e lo rimasero fino al 1888, quando una lettera di Henley a Stevenson contenente un’accusa deliberatamente implicita di disonestà nei confronti della moglie di quest’ultimo fece precipitare una lite che Henley, geloso e amareggiato, perpetuò dopo la morte del suo amico in una recensione velenosa di una biografia di Stevenson.

Nel 1876 Stevenson incontrò Fanny Vandegrift Osbourne, una signora americana separata dal marito, e fu amore a prima vista. L’orrore dei genitori di Stevenson per il coinvolgimento del figlio con una donna sposata si placò un po quando egli tornò in California nel 1878, ma riprese con maggiore forza quando Stevenson decise di unirsi a lei nell’agosto 1879. Stevenson raggiunse la California malato e senza un soldo (traccia del suo arduo viaggio apparve più tardi in The Amateur Emigrant, 1895, e Across the Plains, 1892).
Le sue avventure, che lo videro arrivare molto vicino alla morte e sopravvivere a una vita di stenti a Monterey e San Francisco, culminarono nel matrimonio con Fanny Osbourne, che era ormai divorziata dal suo primo marito, all’inizio del 1880. Più o meno nello stesso periodo un telegramma del padre comunicò il tanto necessario sostegno finanziario e, dopo una luna di miele presso una miniera d’argento abbandonata – registrata in The Silverado Squatters, 1883 – , la coppia salpò per la Scozia per riconciliarsi con gli Stevenson.

Poco dopo il suo ritorno in Scozia, Stevenson, accompagnato dalla moglie e dal figliastro, Lloyd Osbourne, si recò, su consiglio medico – aveva contratto la tubercolosi – a Davos, in Svizzera nell’aprile 1881; trascorse l’estate dello stesso anno a Pitlochry e poi a Braemar, in Scozia. Lì, nonostante gli attacchi di malattia, Stevenson iniziò la stesura di Treasure Island, quasi a mo’ di gioco con il figliastro Lloyd; i primi capitolo furono raccolti nella serie Young Folks, con il titolo The Sea-Cook, nell’ottobre 1881. Stevenson completò la scrittura de L’Isola del Tesoro a Davos, in cui era tornato in autunno, per poi iniziare con Prince Otto (1885), opera più complessa ma meno riuscita.
L’isola del Tesoro è una storia avventurosa presentata con abilità consumata, con atmosfera, carattere e azione perfettamente equilibrati.
Il libro è allo stesso tempo un avvincente racconto d’avventura e un commento ironico sull’ambiguità della ragione umana.

Sempre nel 1881 Stevenson pubblicò Virginibus Puerisque, la sua prima raccolta di saggi, la maggior parte dei quali era apparsa sul The Cornhill. Trascorse l’inverno del 1881 in uno chalet a Davos, ove rimase fino all’aprile 1882. Durante un soggiorno nelle Highlands scozzesi, mentre era intento nella composizione dei sue due racconti più belli, Thrawn Janet e The Merry Men, Stevenson ebbe un’altra delle sue terribili emorragie polmonari, evento che lo costrinse a ripararsi nel sud della Francia. Ivi si stabilì finalmente con la famiglia in una casa a Hyères, dove, nonostante la malattia intermittente, Stevenson trascorse momenti felici e molto produttivi dal punto di vista del lavoro letterario. Rivide Prince Otto, lavorò al poemetto per bambini A Child’s Garden of Verses (prima chiamato Penny Whistles) e ha iniziò The Black Arrow: A Tale of the Two Roses (1888), un racconto storico di avventura scritto deliberatamente in un linguaggio anacronistico.

La minaccia di un’epidemia di colera costrinse gli Stevenson a rientrare in Gran Bretagna.
Vissero a Bournemouth dal settembre 1884 al luglio 1887, ma i suoi frequenti attacchi di polmonite, confermarono in modo definitivo che il clima umido britannico, anche nel sud dell’Inghilterra, era letale per la sua salute.
Tuttavia, gli anni di Bournemouth furono fruttuosi. Lì Stevenson conobbe e apprezzò il romanziere americano Henry James; ivi revisionò A Child’s Garden, pubblicato per la prima volta nel 1885, e scrisse Markheim, Kidnapped  e  The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde.
Le poesie in A Child’s Garden rappresentano con straordinaria fedeltà il recupero da parte di un adulto delle emozioni e delle sensazioni dell’infanzia; non vi è nulla di simile nella letteratura inglese.
In Kidnapped il frutto delle sue ricerche sulla storia scozzese del XVIII secolo e del suo profondo spirito di osservazione del paesaggio, della storia, del carattere e dell’atmosfera della terra natale si illuminano a vicenda.
Ma fu senza dubbio con il Dottor Jekyll – sia allegoria morale che thriller – che Stevenson si guadagnò la sua reputazione presso i lettori di ogni parte del globo.

Nell’agosto 1887, in cerca di posti migliori per la sua salute, Stevenson partì per l’America con la moglie, la madre e il figliastro. Arrivato a New York, venne accolto come una celebrità assoluta, con editori che facevanio a gara per offrigli contratti lucrativi. Rimase per un po’ di tempo sulle montagne dell’Adirondack, ove scrisse saggi per Scribner’s e iniziò The Master of Ballantrae. Questo romanzo, un’altra esplorazione delle ambiguità morali dell’uomo, contiene alcuni dei suoi pensieri più impressionanti, sebbene rovinato da una conclusione alquanto artificiosa. Durante i lunghi mesi di vagabondaggio per le isole del Mare del Sud, Stevenson compì sforzi ragguardevoli per comprendere la cultura e le usanze di quelle remote popolazioni. Di conseguenza, i suoi scritti sui mari del sud (In the South Seas, 1896 e A Footnote to History, 1892) sono ammirevolmente pungenti e perspicaci.
Il suo era un forbito e penetrante giornalismo di prim’ordine, approfondito dalla consapevolezza del paesaggio e dai tentativi ben riusciti di ricreare le atmosfere di luoghi così lontani dalla “civiltà”, come quella resa così notevolmente nella sua descrizione del primo approdo a Nuku Hiva nelle Marquesas.

Nell’ottobre 1890 tornò a Samoa da un viaggio a Sydney e ivi si stabilì con la sua famiglia in uno stato patriarcale a Vailima. Il clima gli fu alquanto favorevole. Conduceva una vita operosa e attiva e, quando Stevenson morì improvvisamente il 3 dicembre 1894, fu a causa di un’emorragia cerebrale, e non per la tanto temuta tubercolosi.
Il suo lavoro in quegli anni si stava muovendo verso nuovi e inediti livelli di maturità.
Mentre Catriona (titolo statunitense, David Balfour, 1893) non segnò alcun progresso nella tecnica o nella maniera fantastica ampiamente esplorata in Kidnapped, di cui è un sequel, The Ebb-Tide (1894), un racconto cupo e potente scritto in uno stile spassionato  -completa rielaborazione di una prima bozza di Lloyd Osbourne – , rivelò che Stevenson aveva raggiunto una transizione importante nella sua carriera letteraria.
La fase successiva si dimostrò alquanto vincente con Weir of Hermiston (1896), il capolavoro incompiuto su cui stava lavorando il giorno della sua morte. The Beach of Falesá, pubblicato per la prima volta nel 1892; incluso in Island Night’s Entertainments, 1893, è una storia con una trama tragica finemente lavorata, così come la prima parte del Maestro di Ballantrae, puntava in questa direzione, ma nessuno dei due si avvicina però a Weir.
Stevenson raggiunse in questo lavoro una notevole ricchezza di motivi tragici in uno stile spogliato di ogni superfluità. Il dialogo contiene alcune delle migliori prose scozzesi della letteratura moderna.
Sebbene frammentario, Weir of Hermiston si può ritenere il capolavoro indiscusso di Stevenson.

Stevenson fu inoltre un instancabile e appassionato scrittore di lettere; esse, pubblicate da Sidney Colvin nel 1899, forniscono un’immagine vivace dell’uomo, dello scrittore e della sua vita tormentata.
Colvin però omise volutamente molte delle lettere più interessanti, ne abbreviò e corresse altre, con il risultato che molti fatti importanti sulla vita emotiva di Stevenson rimasero del tutto sconosciuti fino a quando il corpus integrale dell’epistolario non  fu sottoposto ad una meticolosa analisi critica. Colvin depositò il corpus delle lettere di Stevenson a sua moglie Fanny Sitwell presso la Biblioteca Nazionale di Scozia, a condizione che non fossero aperte fino al 1949, mentre le lettere rivelatrici e spesso affascinanti a Charles Baxter, un altro intimo amico di Stevenson, furono depositate presso la Biblioteca dell’Università di Yale.
La biografia di Stevenson ha sofferto di una precoce canonizzazione; gli scrittori successivi costruirono l’immagine falsata di uno spavaldo scrittore immorale ridotto alla rispettabilità riluttante da una moglie gelosa.
L’accesso alle lettere cruciali ha fatto emergere invece l’immagine di uno Stevenson che non era né quella di un “serafino di cioccolato” contro il quale Henley protestava, né quella di un povero libertino o di un ottimista o di un malato felice, ma bensì quella di uno scrittore sensibile e intelligente che non aveva illusioni sulla vita e ironicamente trasse il meglio da un universo di cui professava di non conoscere la chiave di accesso.

Anche la reputazione letteraria di Stevenson ha subito fluttuanti oscillazioni nel corso degli anni.
La reazione contro di lui iniziò subito dopo la sua morte: fu catalogato come un saggista colto o solo come scrittore di libri per bambini. Ma alla fine il pendolo iniziò a oscillare dall’altra parte, e negli anni ‘50 del secolo scorso la sua reputazione si affermò tra i critici più perspicaci e attenti come scrittore originale e potente, i cui saggi sono rappresentazioni cogenti e percettive di aspetti della condizione umana; i cui romanzi sono storie di avventure brillanti con sottili sfumature morali o descrizioni originali e impressionanti dell’azione umana in termini di storia, topografia e psicologia; i cui racconti producono alcune nuove ed efficaci permutazioni nel rapporto tra romanticismo e ironia o riescono a combinare orrore e suspense con diagnosi morale; le cui poesie, sebbene non mostrino il più alto genio poetico, sono spesso vivaci e godibili, occasionalmente – nell’uso dello scozzese, per esempio –  interessanti e originali, e talvolta, come in A Child’s Garden, preziose per la loro esibizione di un tipo speciale di sensibilità.

Le opere Maggiori di Robert Louis Stevenson

L’Isola del tesoro

Sebbene sia stato sempre considerato come il migliore libro mai scritto sui pirati e la pirateria, Treasure Island,
l’ Isola del Tesoro
è soprattutto un grande romanzo di avventura.
Pubblicato originariamente come storia a puntate da ottobre 1881 a gennaio 1882 sulla rivista
Young Folks, col titolo The Sea-Cook (Il cuoco di mare), il romanzo apparve nella sua prima edizione del 1883 col titolo definitivo Treasure Island, appunto L’Isola del tesoro.
Il giovane Jim Hawkins, personaggio principale del romanzo, aiuta i suoi genitori a gestire l’Admiral Benbow, una locanda vicino a Bristol, in Inghilterra. Un giorno si presenta alla locanda un mascalzone dall’aria disperata, Billy Bones, detto “il capitano”, e prende una stanza in affitto. Dopo essere stato visitato da un ex compagno di nome Black Dog, Billy ha un ictus. Più tardi, mentre beve del rum, dice a Jim che è un pirata e che ha una mappa del tesoro. Tuttavia, Billy teme che un altro pirata possa contrassegnarlo con una macchia nera (una convocazione o una minaccia). Poco dopo, il padre malato di Jim, che è assistito dal dottor Livesey, muore.
Successivamente arriva un mendicante cieco, in seguito rivelato essere il pirata Pew, e mette qualcosa in mano a Bones. Dopo che Pew se ne va, Billy ha un ictus fatale.
Jim e sua madre aprono il baule di Billy, prendendo il denaro dovuto a loro e un pacchetto, prima di fuggire.
Un gruppo di pirati guidati da Pew scende alla locanda, ma vengono presto spaventati dal rumore dei cavalli in avvicinamento; Pew viene calpestato a morte. Credendo che i pirati stessero cercando il pacchetto, Jim cerca il dottor Livesey, che è con Squire Trelawny.
Viene rivelato che il pacchetto contiene una mappa del tesoro e i tre decidono di organizzare una spedizione a
Skeleton Island per trovare le ricchezze nascoste. Tuttavia, vengono indotti ad assumere alcuni degli ex compagni di nave di Billy, incluso il capo dei pirati, Long John Silver.
Durante il viaggio, Jim ode per caso Silver e i suoi uomini che progettano di rubare il tesoro una volta trovato e di uccidere tutti i non pirati.
Quello che segue è un racconto travolgente di ammutinamenti, tradimenti, combattimenti con la spada e omicidi mentre Jim, il dottor Livesey e lo scudiero sono costretti a far uso del loro ingegno e delle loro astuzie, per sopravvivere contro i nemici spietati.
Sono aiutati dal Capitano Smollet e da Ben Gunn, un pirata abbandonato a Skeleton Island.
Jim e gli altri alla fine prevalgono sui pirati e tornano a casa con il tesoro.
Silver scappa con un po’ dei soldi del tesoro.

Sebbene sia prevalentemente un racconto d’avventura, l’ Isola del Tesoro è anche la storia della formazione psicologica del giovane Jim, che si trova ad affrontare situazioni di vita o morte e ad imparare lezioni di morale pratica nel contesto di un’isola sperduta e remota.
Il romanzo ha introdotto numerosi concetti e immagini che sono stati, col tempo, ampiamente associati ai pirati: marinai con una gamba sola, navi a vela nera, mappe del tesoro contrassegnate da una X, la spaventosa macchia nera e pappagalli che urlano “pezzi da otto”.
Con la sua atmosfera evocativa, il testo vivido e i personaggi fantastici, Treasure Island ha generato innumerevoli imitazioni. Film come quelli della famosissima serie Pirati dei Caraibi incoraggiano ancora il romanticismo rozzo e vivace della pirateria, considerata come l’altra faccia dell’arazzo della cosiddetta “civiltà”.

 

Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde

The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr Hyde, pubblicato nel 1886, è un racconto incentrato sui due alter ego del personaggio principale, il dottor Jekyll e il signor Hyde, che diventano una sorta di stenografia psicologica finalizzata alla potente e spudorata esibizione di comportamenti selvaggiamente contraddittori, nel continuo dissidio tra le sfere del privato e del pubblico.
La storia – raccontata in gran parte dal punto di vista del signor Gabriel John Utterson, un avvocato londinese e amico del dottor Henry Jekyll – inizia quasi in sordina, con una conversazione cortese tra Utterson e il suo amico signor Richard Enfield.
Quest’ultimo racconta di come, tornando a casa nelle prime ore del mattino, sia stato testimone di un incidente “orribile”: una ragazzina, di corsa dall’altra parte della strada, è stata calpestata da un uomo di nome Mr. Edward Hyde, che l’ha lasciata urlando per terra.
Dopo essere stato catturato, Hyde, che ha una faccia che ispira odio, ha accettato di pagare la famiglia della bambina, e ha recuperato da un edificio fatiscente un assegno dal conto di un uomo rispettato.
Enfield presume che Hyde stia ricattando quell’uomo, che Utterson sa essere il suo cliente Jekyll.
Utterson possiede nei suoi archivi un testamento in cui Jekyll lascia tutto in eredità a Hyde.
Turbato, l’avvocato fa visita al dottor Hastie Lanyon, un amico di lunga data sia di Jekyll che di Utterson.
Lanyon dice di aver visto raramente Jekyll per più di 10 anni, da quando Jekyll è stato coinvolto in una strana sorta di pettegolezzi, e che non conosce Hyde.
Utterson aggira Hyde al vecchio edificio, si presenta e va in giro per la casa di Jekyll (l’edificio trascurato è un laboratorio appartenente alla casa), solo per apprendere dal maggiordomo, Poole, che Jekyll non è a casa e che i suoi servi hanno ordini di obbedire a Hyde.
Quasi un anno dopo, una cameriera vede Hyde che picchia a morte un importante gentiluomo, che è anche un cliente di Utterson.
Utterson guida la polizia a casa di Hyde. Sebbene sia assente, le prove della sua colpevolezza sono chiare. Utterson vede se Jekyll stia ospitando Hyde, e Jekyll consegna a Utterson una lettera da parte di Hyde, in cui Hyde dichiara che sarà in grado di scappare. Tuttavia, l’impiegato di Utterson nota che Jekyll e Hyde sembrano avere la stessa grafia. Jekyll sembra più sano e felice nei prossimi mesi, ma in seguito inizia a rifiutare visitatori.
Utterson visita Lanyon sul letto di morte, che consegna a Utterson un documento da aprire solo dopo la morte o la scomparsa di Jekyll. Alcune settimane dopo, Poole chiede a Utterson di venire a casa di Jekyll, poiché teme che Hyde abbia ucciso Jekyll.
Quando Poole e Utterson irrompono nell’ufficio del laboratorio, trovano il corpo di Hyde sul pavimento e tre documenti per Utterson da parte di Jekyll.
I documenti di Lanyon e Jekyll rivelano che Jekyll aveva segretamente sviluppato una pozione per consentirgli di separare gli aspetti buoni e cattivi della sua personalità.
Fu così in grado di trasformarsi a piacimento nella sua controparte malvagia sempre più dominante, il signor Hyde. Sebbene il rispettabile medico inizialmente non avesse difficoltà a tornare dalla sua personalità rabbiosa, presto si trovò a scivolare nel signor Hyde senza ricorrere alla sua pozione.
Smette temporaneamente di usare la sua pozione, ma, quando la prova di nuovo, il signor Hyde instantaneamente commette un omicidio. Dopodiché, l’assunzione di una grande quantità di pozione diventa necessaria per impedirgli di diventare spontaneamente Mr. Hyde. Incapace di produrre altro farmaco a causa di un’impurità sconosciuta ma apparentemente cruciale nella fornitura originale, Jekyll finisce presto la droga.
Anzi, ne ha preso l’ultima dose per scrivere una confessione, prima di diventare definitivamente Mr. Hyde.

La nozione di “doppio o sosia” era ampiamente popolare nel XIX secolo, specialmente nelle discussioni letterarie tedesche sul Doppelgänger. Il Sosia di Fyodor Dostoyevsky (1846) trattava proprio questo argomento e il classico racconto Frankenstein di Mary Wollstonecraft Shelley (1818) può essere letto in questa luce.
Il tema è stato esplorato esplicitamente da Oscar Wilde in The Picture of Dorian Gray (1891) e da H.G. Wells in The Island of Doctor Moreau (1896) e The Invisible Man (1897). In The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde, Stevenson suggerisce che le propensioni umane per il bene e il male non sono necessariamente presenti in egual misura.
Hyde è un po’ più piccolo di Jekyll, forse indicando che il male è solo una piccola parte della personalità totale di Jekyll, ma che può esprimersi in modi energici e violenti.
La storia è stata a lungo interpretata come una rappresentazione del sé sdoppiato dei vittoriani.
Jekyll è in tutto e per tutto un gentiluomo, ma appena sotto la superficie giacciono desideri più bassi che rimangono inespressi; è la personificazione stessa della dicotomia tra gentilezza esteriore e lussuria interiore.
Il racconto di Stevenson ha assunto una nuova risonanza due anni dopo la pubblicazione con gli orribili omicidi perpetrati, negli allora malfamati quartieri londinesi di Whitechapel, da Jack lo Squartatore nel 1888, quando il fenomeno psicologico esplorato da Stevenson fu analizzato in lungo e in largo per spiegare una nuova forma specificamente urbana di ferocia sessuale.

Un adattamento teatrale del racconto fu rappresentato per la prima volta nel 1887, con Richard Mansfield nei panni di Jekyll e Hyde, mentre la fioritura di diversi film popolari evidenziò gli aspetti orribili del romanzo.
Ricordiamo a tal proposito la classica versione del 1920 con John Barrymore, un singolare film di serie B del 1971, Doctor Jekyll and Sister Hyde, con un alter ego femminile. Anche Dr. Jekyll e Mr. Hyde (1931), con Fredric March, e un successivo adattamento con Spencer Tracy (1941) furono film degni di nota.
La storia di Stevenson ha continuato poi ad inspirare adattamenti lungo tutto il corso del XXI secolo.
Ha inoltre stimolato un fecondo dibattito sul fatto che il suo personaggio principale mostri un disturbo dissociativo dell’identità, una forma di psicosi o qualche altra psicopatologia che è all’origine di tutti i disturbi e le patologie dell’uomo contemporaneo.

Gaetano Algozino                                          London, Kidbrooke Village 23 ottobre 2020

 

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