curiosità

Le radio pirata in Inghilterra

Il fenomeno della Radio Pirata nell’ Inghilterra degli anni 60-70-80: Radio Caroline

Avendo deciso di puntare su una sezione permanente del blog dedicato alla musica Inglese in generale e alla musica a Londra in particolare, abbiamo pensato, oltre ad elencare generi musicali e i vari artisti ( cantanti e band mitiche dagli anni 60 ai nostri giorni ) di raccontare ciò che ha permesso alla musica stessa di diffondersi in tutto il mondo in maniera così dirompente e immediata. Una rivoluzione nella rivoluzione per la conquista delle libertà che oggi ci paiono normali (o quasi)

Via lasciamo alla lettura di un articolo scritto da una appassionata come noi, l’ avv. Valentina Copparoni che ci accompagnerà anche in altri articoli dedicati alla musica e ai suoi principali interpreti.

L’idea del focus di oggi mi è stata regalata da uno strepitoso film “I love Radio Rock” dedicato alla storia ed al fenomeno delle radio pirata inglesi degli anni ’60 ed inspirato in particolare alla storia di Radio Caroline.

In quegli anni il mondo inglese, ma non soltanto, si mostra molto duro e restrittivo con la diffusione sempre più crescente di stazioni radio pirata che illegalmente diffondono nell’etere musica pop e rock. Le radio “ufficiali”, quelle di Stato (in Inghilterra rappresentate in primis dalla BBC), si limitano a trasmettere quasi soltanto musica leggera, lontana dai gusti e dal mondo dei giovani che non riesce ad accontentarsi delle melodie classiche quando in quegli anni la scena musicale è attraversata da artisti del calibro dei Rolling Stones, dei Beatles e molti altri.

Questa voglia di sentirsi liberi, di fare qualcosa di veramente nuovo e di utilizzare la musica come strumento di espressione trova però, soprattutto in Inghilterra, un forte ostacolo. La legge. Infatti la radiotrasmissione è rigidamente regolamentata e le frequenze, limitate e date soltanto in concessione,vengono controllate. L’unico modo per trasmettere al di fuori di questi schemi è raggirare le regole e cosi nel 1964 alcuni imprenditori inglesi decidono di violare l’embargo e di far trasmettere da alcune navi (la “Caroline” e la “Mi Amigo”) ancorate al di fuori delle acque territoriali inglesi.

Così nasce la radio pirata Radio Caroline, dal nome ispirato alla figlia del presidente statunitense John F. Kennedy assassinato a Dallas, che diventa baluardo da quel momento e per sempre di una musica libera ed indipendente.

Baluardo forte ma che rimane solo a combattere la propria battaglia quando nel successivo 1968 tutte le stazioni pirata situate nel mare del Nord vengono chiuse dal governo inglese con un’apposita legge, la “Marines Broadcasting Offences Act”, e tutta la strumentazione radiofonica viene venduta all’asta. Stessa sorte subiscono le due navi ospitanti Radio Caroline che nel 1972 vengono definitivamente smontate.

Ma lo spirito pirata e la voglia che comunque quel sogno venga portato avanti, a qualunque costo, continua anche negli anni successivi. Il cammino non è facile, i finanziatori non si trovano per paura, quasi sempre, non tanto degli alti costi di gestione ma del fatto di sostenere radio illegali; però dall’Olanda arrivano i fondi per far riacquistare la nave “Mi Amigo” e far riprendere così l’attività di Radio Caroline. Dopo giorni intensi di lavoro in cui la forza di un sogno unisce tante persone, il 5 maggio 1972 il suono “pirata” di Radio Caroline riecheggia nuovamente nell’etere e per tutta la giornata viene trasmesso il brano “For All We Know” di Ray Conniff.

Il viaggio musicale di Radio Caroline riprende alla grande e si allarga con più stazioni. Dalle acque internazionali di fronte all’Olanda, da una nave dispersa nel mare, ogni giorno dj si alternano per parlare forse l’unico linguaggio veramente universale, quello della musica, in grado di tenere unite migliaia di persone anche se chi trasmette è disperso nella acque di un mare lontano. Il collegamento con l’esterno è dato dai microfoni e ma anche dalle lettere che i dj ricevono dai loro ascoltatori e che annullano ogni lontananza fisica.

Nel 1974, però, anche il governo olandese decide di dichiarare guerra alle stazioni radio pirata cosi che Radio Caroline, Radio Atlantis e Radio North Sea International che si trovano in acque olandesi sono costrette a spostarsi davanti all’Inghilterra e gli effetti del “Marines Broadcasting Offences Act” non si fanno aspettare. Molte persone che lavorano o collaborano con la Radio Caroline vengono perseguite a norma di legge, vengono messe al bando le magliette e gli adesivi di Radio Caroline (simbolicamente rappresentata da una campana).RadioCaroline.radiopirata
Gli anni più duri sono però il 1977 e 1978, sempre maggior repressione di ogni forma di pubblicità di Radio Caroline in terra inglese, ogni dj di quella radio viene formalmente processato e ogni articolo sulla stazione radio è sottoposta a censura e denunciato.

Questa stretta intorno alla radio pirata rende la sopravvivenza della stessa sempre più difficile perché le risorse economiche scarseggiano; si inizia a trasmettere anche il lingua olandese sperando di attrarre finanziatori in terra d’Olanda ma ai problemi economici sin uniscono anche problemi pratici, elettrici e di ancoraggio della nave che portano il 20 ottobre del 1980 all’affondamento della nave nelle acque davanti a Long Sand. Ronan O’ Rahilly,

l’irlandese fondatore della stazione, trova altri fondi e cosi viene acquistata la “Ross Reverenge”, gigante nave anti-ghiaccio che diventa nuovo baluardo della musica pirata di Radio Caroline. La situazione dal punto di visto legale però è sempre più difficile, i tender utilizzati per portare i viveri a bordo della Ross Revenge sono sequestrati di continuo e i dj trovati a bordo arrestati.

Il 18 agosto 1989 l’atto finale. Il governo inglese decide in pieno accordo con le autorità olandesi di utilizzare la forza per chiudere per sempre la stazione radio pirata più famosa del mondo. La motivazione ufficiale è un’azione internazionale per interrompere le trasmissioni in onde corte perché di interferenza con il servizio radiofonico di assistenza ai natanti in navigazione. Tutto l’equipaggio e i dj presenti sulla nave vengono arrestati e tutta l’apparecchiatura distrutta o smontata e portata via. Il 1 novembre del 1990, dopo alcuni altri tentativi di continuare a dare voce a Radio Caroline, le trasmissioni chiudono per sempre dinnanzi alle enormi difficoltà pratiche ed economiche.

Ma quella di Radio Caroline non è la storia di una sconfitta o di un’arresa. Non può essere considerata tale la storia di una radio e di tutte quelle persone che hanno vissuto con e per lei che è considerata la prima vera radio libera al mondo pronta a sfidare anche la legge in nome della libertà.
Ancora oggi Radio Caroline trasmette via satellite ed è possibile ascoltarla in streaming www.radiocaroline.co.uk

Così Peter Moore, manager della Radio Caroline:

“Perche lo facevamo ? Perchè il nostro bisogno di comunicare attraverso la radio ci ha fatto passare trent’anni di problemi con la legge ? Non è soltanto il fatto di poter trasmettere un disco dei Rolling Stone senza avere l’autorizzazione, è un fatto di libertà. Prima di essere spenta dal Broadcasting Act, Radio Caroline era l’unica stazione radio inglese che non aveva un controllo diretto da parte delle istituzioni.

Le ragioni ufficiali delle chiusura della nostra stazione non furono le nostre possibili interferenze ad altre radio o le nostre violazioni alle leggi sulle acque territoriali ma solo il fatto che tutto quello che non riesce ad essere controllato dal governo deve essere eliminato.”

“di Valentina Copparoni, amante della musica e dell’arte in generale, avvocato in Ancona, redattrice di Fatto & Diritto Magazine (www.fattodiritto.it)”

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