Il Borough Market, uno dei mercati più vecchi al Mondo
“Storia e rinascita dell’antico Borough Market Per l’utilità e l’agio del pubblico”.
Questa fu la motivazione data dalla legge a favore degli abitanti di Southwark, la quale permetteva l’insediamento di un mercato nella stessa posizione occupata dall’odierno, dopo aver bandito la chiusura del vecchio e putrido mercato sulla Borough High Street.
Il nuovo mercato fu aperto nel 1756 e fin d’allora è stato sempre lì, all’ombra del secolare London Bridge prima, e ora del nuovo e avveniristico grattacielo dello Shard.
Nel corso dei secoli si è accresciuto e si è adattato ai cambiamenti imposti dai tempi, ma è sempre stato fermamente fedele ai sentimenti ispiratori.
Il Borough Market è un rarissimo esempio europeo di mercato in costante evoluzione ed accrescimento: basti pensare alla nuova dimensione internazionale da esso assunto come autentica piazza del gusto, con la riapertura di Three Crown Square e l’arrivo del Market Hall.
Questo articolo cerca di celebrare, nei limiti imposti da spazio e tempo, l’intraprendenza commerciale di una città che ha reso il Borough Market una istituzione gloriosa e venerabile nella storia londinese, e ora uno spazio vibrante e variegato, vetrina internazionale di prodotti d’eccellenza.
Per più di mille anni Londra fu una metropoli cinta da possenti mura posta sulla riva settentrionale del Tamigi.
Il suo sobborgo meridionale, Southwark, era un luogo totalmente differente, una sorta di zona franca di confine ove venivano applicate leggi speciali.
Era il Southwark (parola di probabile origine sassone che significa “fortilizio posto a sud”, South Wark) una vera e propria città di pub, taverne, prostitute, venditori ambulanti, commercianti al minuto, artigiani e criminali.
Una sorta di variegato e variopinto microcosmo di umanità variegata, ove la “trasgressione” delle leggi era accettata nel ristretto spazio del suo borough di appartenenza.
L’unico collegamento tra le due città era il London Bridge, il quale, essendo l’unico ponte di Londra, diventò ben presto un percorso obbligatorio per chi doveva accedere alla City da Southwark e viceversa.
La collocazione periferica di Southwark era allo stesso tempo strategica, perché in un modo o nell’altro viaggiatori, mercanti, ecclesiastici, uomini di affari e semplici cittadini dovevano attraversare i suoi quartieri alquanto pittoreschi e malfamati per recarsi alla città posta nell’altra riva.
Il London Bridge fu dunque per secoli lo spartiacque fra questi due mondi così diversi, opposti e inconciliabili.
Il ponte medievale era alquanto pittoresco e caotico, molto distante e differente dall’attuale grigio ponte di cemento. Infatti, la parola bridge (ponte) rende a mala pena giustizia di questa imponente e pesante massa di persone, animali e sgangherati edifici in legno, che fu molto più che un piccolo borgo con leggi speciali da attraversare obbligatoriamente per recarsi al centro di Londra.
Southwark fu a tutti gli effetti una vera e propria città nella città, vertiginosamente slanciata verso l’alto per via degli svettanti e massicci edifici gotici, tra cui spiccava la Cattedrale Collegiata, (Southwark Cathedral) in uno spazio ristretto e condensato fatto di vicoli bui e viuzze strette.
L’attuale via Borough High Street fu l’arteria vitale che collegava Londra alle porte e ai sobborghi del Sud.
E quale via di accesso unica come in nessun’altra parte del mondo, il London Bridge, e la strada che lo percorreva nel mezzo, funsero per secoli da autentico “magnete” per tutte quelle persone che volevano vendere prodotti vari ai viaggiatori i quali, dopo l’assassinio di Tommaso Beckett avvenuto nel 1170, si recavano a Canterbury in una sorta di pellegrinaggio per venerare le reliquie di quel santo vescovo martire ucciso dai sicari di Enrico II perché aveva osato opporsi alle ingerenze imperiali nella nomina di vescovi.
La presenza di un potenziale di commercio così alto e redditizio determinò, nel corso dei secoli, un epico scontro, messo in atto attraverso minuziosi e piuttosto incomprensibili documenti legali, tra le autorità civili, determinate a regolare i commerci e a trarre profitti dalle tasse ufficiali poste sui mercati, e le orde di piccoli commercianti che volevano guadagnare quanto più denaro possibile con minime ingerenze esterne.
La storia del Borough Market e di Southwork nei secoli passati
Per lungo tempo vi furono due centri commerciali autorizzati nei dintorni del Borough.
Il più piccolo di questi iniziò nei terreni appartenenti al St. Thomas’ Hospital, situato all’ingresso meridionale del London Bridge.
Nel 1215, a seguito di un incendio disastroso, l’ospedale si trasferì nel luogo in cui si trova attualmente la St. Thomas’ Street, in un terreno che allora era parte di un vasto feudo appartenente all’Arcivescovo di Canterbury, e il mercato, che si era specializzato nella vendita di cereali, fu trasferito alle porte del nuovo sito.
Questo mercato era attivo tre giorni a settimana: Mercoledì, Venerdì e Sabato.
Un mercato più grande, specializzato nella vendita di una gamma più ampia di prodotti e aperto tutti i Mercoledì e Venerdì della settimana, trovò collocazione lungo la trafficata via principale ai piedi del London Bridge, in un’area meglio conosciuta come Guildable Manor, feudo di diretta competenza della corona.
Ambedue i mercati causarono costanti irritazioni alle autorità di sorveglianza lungo le rive del Tamigi, creando problemi di competizione ai mercanti della City.
Eco di questi attriti permanenti tra le due città è un documento del 1270, attraverso il quale la City impediva ai suoi cittadini di recarsi a Southwark per comperare cereali, bestiame, o altro genere di prodotti commerciali.
Esso proibiva inoltre ai mercanti della City di impiantare sul ponte nuovi negozi e stringeva in una morsa i venditori ambulanti al dettaglio, i cosiddetti regratresses, che compravano il pane a Southwark e lo rivendevano ad un prezzo più alto nel territorio della City.
Ma il più grande problema della City con Southwark non era quello dei mercati.
Le stranezze del sistema legale di quei tempi implicava che ogni fellone che commetteva un crimine nella città di Londra poteva, stando alle parole di una petizione presentata al Re nel 1327, “fuggire furtivamente a Southwark ove francamente nessun ufficiale giudiziario può sequestrarlo o arrestarlo”.
Irretita dall’avere appreso che alcuni criminali fecero una soffiata di lamponi a taluni londinesi che attraversavano il fiume, la City fece costantemente pressione alla Corona di cedere i suoi diritti alla Guilbable Manor.
Nel 1406 Enrico IV concesse finalmente alla Città di Londra il diritto di arrestare i criminali trovati a Southwark e, allo stesso tempo, accordò “una speciale commissione tributaria e penale per il saggio di pane, vino, birra e altre vettovaglie e di ogni altro genere di prodotti appartenenti ai commessi del mercato della famiglia reale”.
In questo modo il Borough Market, secondo questi intenti e propositi, diventò una naturale estensione della Città di Londra.
Gli abitanti di Southwark furono tutt’altro che felici per questa invasione che la City siglò nel loro territorio “franco”, e combatterono duramente per ribaltare queste concessioni, ma ulteriori licenze e carte legali stipulate nel 1444 e nel 1462 rafforzarono l’influenza di Londra sulla Guildable Manor e aggiunsero il diritto per la City di tenere una grande fiera di tre giorni nel mese di Settembre.
La nota Southwark Fair sarebbe diventata col tempo uno degli eventi più movimentati e pericolosi di tutto il calendario londinese.
Nell’aprile del 1550, per una prezzo totale di poco più di £1,000 (£647 per la terra, £333 per la concessione delle libertà e £25 per le spese di indennità), Edoardo VI pose fine ad ogni disputa intorno ai diritti di passaggio del Borough, vendendo tutto il borgo di Southwark alla Città di Londra.
Nello stesso documento si era convenuto che il Mercato della Guildable Manor poteva essere esteso a quattro giorni alla settimana, aggiungendo Lunedì e il Sabato alla tabella prevista.
Southwark nel XVI e XVII secolo fu un alveare di attività variegate, un distretto commerciale in parte movimentato dalle fiorenti botteghe artigiane di pelle, feltro, ceramica e sapone, in parte dalle gigantesche orde di pellegrini che avevano qui il loro punto di arrivo, e in parte da un ribollente vortice di contegni licenziosi, che trovava nei pub, nei bordelli e nei teatri il suo perfetto compimento.
Londinesi e forestieri si accalcavano da una parte all’altra del Tamigi per sfogare i loro più profondi e irrefrenabili istinti, mentre contadini provenienti dalle campagne circostanti si riversavano ivi con mandrie di bestiame e sacchi di grano, cercando di costruirsi una fortuna nell’affollatissima strada principale.
Southwark divenne così famosa come paradiso delle perdizioni sessuali e dei divertimenti più insoliti, che la si potrebbe paragonare ad una Kavos o Ibiza inglese dell’epoca, però con meno schiuma party e più Shakespeare!
Per tale motivo vi è ancora un detto popolare a Londra: Go to Southwark to let off steam! andare a Southwark per sfogarsi, o letteralmente “per sparare il vapore”.
Fuori da questo caos “ordinario” le autorità della City fecero tutto il possibile per creare un certo genere di ordine, pur se con limitati successi.
Un fascio di pesatura fu posto vicino alla berlina nel mezzo della Via principale, e fu proprio lì che i sacchi di grano venivano pesati in pubblico prima di essere posti sulle vetrine delle botteghe.
Verso la fine del XVI secolo venne edificata una Casa Mercato con la specifica finalità di mantenere il grano al sicuro dall’attacco di insetti e pesticidi.
Le autorità civili affrontarono una lotta costante per prevenire la strada dall’essere completamente ostruita dalla massa disordinata di bancarelle e dal bestiame vagante.
Una normativa del XVI secolo esigeva che i commercianti disponessero le loro bancarelle secondo un ordine prestabilito, non più di tre piedi dallo scarico del canale che correva in basso alla strada, con i venditori di pesce prossimi al ponte, seguiti da macellai, pollivendoli provenienti dalle campagne, setacciatori di farina d’avena, fruttivendoli e venditori di erbe, e infine i panettieri e i pollivendoli locali. Un ulteriore ordinanza del 1624 si mostrava allo stesso modo rigorosa, ma con i commercianti allineati in un ordine differente e con l’ulteriore condizione che le pescivendole fossero costrette a stare in piedi.
Di fronte ad un caos sempre crescente, i giochi della burocrazia parvero essere l’arma principale nell’arsenale delle autorità. I macellai costituirono tra tutti una fonte peculiare di problemi.
In tempi in cui la refrigerazione delle carni non esisteva, il modo migliore e più appropriato di trasportare e depositare la carne consisteva nel mantenere vivo l’animale da vendere, ma un bue o una capra vivi potevano causare considerevolmente più disordine e caos che una cremagliera tosata di agnelli francesi.
Un’altra ordinanza del 1624 tentava di costringere i macellai ad arrestare il loro ingresso nei negozi locali o nei macelli con buoi, torelli o mucche “i quali sono così selvaggi che piuttosto che entrare scappano di corsa, così come spesso accade”.
Nel 1676, gli amministratori della Chiesa del Santissimo Salvatore ordinarono la costruzione di una serie di paletti per tenere a bada il bestiame errante.
Il commercio clandestino fu un altro enorme problema per gli sceriffi, con moltissimi commercianti mascalzoni che vendevano di nascosto pane o pesce fuori dagli spazi autorizzati.
I pub, dei quali vi era un vastissimo numero, erano i peggiori indiziati perché causavano perennemente delle grane alle autorità della City. In un reclamo del 1522 si legge che “quasi tutti i titolari di taverne all’interno del cosiddetto Borough impediscono il corretto svolgimento del mercato”.
Mentre Londra cresceva in grandezza ed importanza e il London Bridge diveniva sempre più un punto cruciale alla stregua di una prestigiosa rotta commerciale nella City, quel pandemonio di gente e venditori sulla Via principale del Borough iniziò a suscitare una sintomatica opposizione all’interno delle stanze del potere.
L’infelice posizione della Casa del Mercato posta a destra nel mezzo della strada non aiutò certamente – si provi ad immaginare un affollatissimo magazzino che sta per essere costruito da una parte all’altra delle linee principali della Metropolitana – e innumerevoli rimostranze furono fatte per consentire la sua rimozione.
Nel 1666 queste furono rese irrilevanti dal momento che un gigantesco incendio spazzò via quasi tutta l’area, portando con sé la Casa del Mercato.
Il Grande Incendio da solo fece poco per alleviare la congestione, e la City, mentre stava godendosi i ricchissimi proventi derivanti dal mercato, vide alla fine che questi erano considerevolmente compensati dagli effetti di contenimento sul business, che derivavano dall’avere l’unica via di accesso al centro della città completamente ostruita da torelli e da una massa caotica di bestiame!
Nel 1754 venne presentato al Parlamento un disegno di legge il quale asseriva che “il mercato ostruisce il commercio e gli affari della Città”, e che lo stesso avrebbe cessato di essere operativo a cominciare dal 25 marzo 1756 e che da allora in poi “nessuna persona farà più uso alcuno di bancarelle, ceppi, banchi d’imposta, o altro tipo di banco, e nessuno potrà esporre per la vendita sui suddetti banchi piselli, fagioli, erbe, vettovaglie o altre derrate alimentari”.
Allo stesso tempo, gli abitanti di Southwark presentarono una petizione che permettesse loro di iniziare un nuovo mercato, indipendente da quello della City, e lontano dalla Via principale. Un secondo atto passò attraverso il Parlamento, il quale dichiarava che “per l’utilità e l’agio del pubblico” i parrocchiani del Santissimo Salvatore potevano acquistare un terreno lontano dalla strada principale e ivi avviare un mercato proprio, e che lo stesso mercato “sarebbe stato e rimasto una proprietà ad uso e beneficio della detta parrocchia per sempre”.
Attraverso il suo stato di società caritativa, il Borough Market rimane anche ai nostri giorni inesorabilmente unito alla Parrocchia del SS. Salvatore.
L’atto dichiarava altresì che “nessuna fornitura eccetto paglia e fieno” poteva essere venduta all’interno dei 1,000 yard del nuovo mercato. Con questo monopolio locale a loro favore, i parrocchiani di Southwark si procurarono in breve tempo la cospicua somma di £6,000 vendendo rendite annuali ai cittadini interessati – oltre 1 milione di sterline secondo l’odierna stima monetaria – e acquistarono un’area denominata “The Triangle”.
Dopo due anni, i parrocchiani ritornarono al Parlamento per richiedere un ulteriore permesso di raccogliere £2,000 destinati all’allargamento del sito e alla costruzione di una nuova Casa del Mercato.
Nel Febbraio 1756 furono affissi diversi annunci pubblicitari i quali dichiaravano che “un luogo spazioso per il mercato sta per essere allestito nella parte posteriore del Cortile delle Tre Corone sul lato ovest del Borough e che lo stesso sarà pronto intorno al 25 marzo prossimo venturo per l’accettazione di vetture e carri provenienti da ogni parte del paese e oltre, che porteranno ogni sorta di forniture al detto mercato”.
Da allora il Borough Market che oggi noi conosciamo è stato sempre funzionante.
Per circa un secolo, tutto il nuovo Borough Market rimase attivo e popolare ma, ritirato dalla strada principale, fu essenzialmente alquanto parrocchiale nel suo carattere, vendendo una vasta gamma di prodotti per la vita quotidiana relativamente in piccole quantità.
Fu durante il XIX secolo che tutto ciò cambiò radicalmente, e con la sua rapidissima espansione il Borough Market divenne una istituzione di importanza nazionale, dedicata esclusivamente al commercio all’ingrosso di frutta e verdura.
I principali motori di questa trasformazione furono la crescente urbanizzazione del quartiere meridionale di Londra e l’arrivo della ferrovia; sicché, mentre la popolazione si espandeva, la crescente domanda di un efficiente mercato all’ingrosso con una eccellente rete di trasporti determinò la fortuna del Borough Market, dalla cui perfetta ubicazione trassero subito cospicui vantaggi sia Southwark che tutta l’area sud di Londra.
Mentre il business commerciale cresceva e si espandeva sempre più, il Borough Market rilevò la terra che forma l’attuale Green Market, e quindi più avanti acquistò e demolì tutti gli antichi edifici che si affacciavano sulla Winchester Walk per fare strada a quella che oggi è la Jubilee Place.
Nel 1862, nell’ambito di un progetto della Compagnia ferroviaria del Sud est londinese di estendere le proprie linee da London Bridge a Cannon Street e Charing Cross, fu costruito un viadotto ferroviario attraverso il centro del Mercato, apportando rumore, fuliggine e rotture, ma donando una nuova e imprevista accessibilità a tutto il Borough.
La necessità di ampliare la linea ferroviaria nel 1897 apportò ulteriori disagi e disturbi, come anche il triste smantellamento del magnificente complesso del Market che con la sua splendida struttura di tetti in ferro e vetrate aveva conferito a tutto il Borough un tocco di quel glamour tipicamente liberty, così caratteristico del Crystal Palace.
Il Borough Market dai primi del 1900 a oggi
Nel 1906, la costituzione del Mercato fu ulteriormente cambiata, ponendo la sua gestione nelle mani di 21 amministratori e fiduciari volontari, designati all’uopo dalla comunità locale.
Il Market crebbe ancora ai primordi degli anni ’30, quando la vecchia Piazza delle Tre Corone, un tempo prospero centro residenziale in seguito diventato un ammasso di decrepiti e sgangherati magazzini, venne demolito.
Lo stesso progetto di ampliamento e valorizzazione, che costò £50,000, vide altresì la creazione dell’ingresso principale del famoso Market in art déco così come la costruzione di palazzi adibiti ad uffici e centri direzionali.
Al suo culmine, il mercato all’ingrosso del Borough fu un luogo di furiosa attività, responsabile di avere nutrito e sfamato milioni di persone che gravitavano attorno all’aerea del sud est londinese.
Così come riportato da una guida del 1950 il Borough Market “è l’unico e il solo che meriti una visita nelle prime ore del mattino per ammirare cosa sia un vero e genuino alveare di operosità concentrata in una siffatta area, e quanto sia altamente importante ed essenziale il servizio offerto affinché la vasta popolazione raggiunta possa soddisfare le sue esigenze quotidiane, così efficientemente corrisposte”.
Nel 1933, si stima che 1,750,000 staia di frutta e verdure (equivalente più o meno a 35,000 litri) furono venduti al Borough.
Nella metà degli anni ’30, 188 postazioni di vendita furono affittate a 81 differenti compagnie di mercato dell’ingrosso nell’area centrale del mercato, con ulteriori 203 bancarelle nella periferia scoperta, equipaggiate dai contadini provenienti dalle diverse contee dell’Inghilterra.
Centinaia di facchini furono assunti direttamente dai fiduciari per trasportare i prodotti dai magazzini alle postazioni di vendita, con trattative commerciali e vendite che avevano luogo lungo tutta la notte, e sovente si protraevano fino al giorno seguente. Queste giornate così intense e febbrili del Borough Market, quale autentico e vitale fulcro del mercato londinese, iniziarono parzialmente a declinare intorno al 1970 con la costruzione del gigantesco New Covent Garden Market a Vauxhall, ma anche principalmente alla crescita implacabile dei moderni supermarket i quali, abbattendo la categoria dei fruttivendoli indipendenti, distrussero l’intero ecosistema entro il quale la vendita all’ingrosso di frutta e verdura aveva prosperato per lunghissimi anni.
L’attuale “re-incarnazione” del Borough Market coincide con la rinascente ripresa di interesse nei confronti dei cosiddetti artisan foods (cibi artigianali), ed inizia a prendere forma intorno al 1990, quando con l’arrivo nel mercato londinese di due pionieri come Neal’s Yard Dairy e Brindisa, la graduale realizzazione di un nuovo e più vibrante mercato specializzato nella vendita al dettaglio consono alle mutate aspettative dei tempi, incontrò il favore di molti fiduciari e uomini d’affari che accettarono la sfida di costruire un futuro migliore, riqualificando allo stesso tempo tutta l’area di Southwark.
I primi esperimenti di un mercato al dettaglio raggiunsero il culmine con la realizzazione di una Food Lover’s Fair, nel novembre 1998.
Il successo di questa fiera del gusto internazionale lasciò tutto il Borough con una rete crescente di venditori appassionati ed entusiasti, intesi a ritornare per piazzare i loro prodotti.
Nel 1999 si stabilì di tenere un mercato al dettaglio mensile e ben presto esso divenne un centro di business settimanale, così come ora è un’autentica istituzione internazionale, probabilmente il più famoso mercato di cibo in tutta l’Inghilterra.
Il ponte, il famigerato London Bridge, seppur ridimensionato, è certamente ancora lì; esso collega ancora il Borough alla City portando sempre nuovi clienti e turisti in quest’antica area, i quali per fortuna, senza temere accuse criminose a loro rivolte, possono comperare i prodotti del mercato, e godersi una sfiziosa pausa pranzo all’ombra dell’austera Cattedrale di Southwark.
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