Storia Inglese

Giorgio IV

Giorgio IV  prima Principe Reggente e poi Re del Regno Unito

“Mai ci fu un individuo meno rimpianto dai suoi simili di questo defunto sovrano” scrisse il Times nell’obituario del re

Giorgio IV
Sir Thomas Lawrence Portrait of George IV The Royal Collection

Giorgio IV nel giugno del 1830. E forse con giusta ragione.
Con la sua passione per la tavola, i vini pregiati, la moda, le donne e l’arte olandese, Giorgio IV (1762-1830) non è certo passato alla storia per le sue qualità di monarca.
Ma l’essere il primogenito di Re Giorgio III e Charlotte Sophia di Meclemburgo-Strelitz lo rendeva automaticamente Principe di Galles e, in quanto tale, erede al trono.
Idea che riempiva di orrore tanto il padre, che lo disprezza per suo modo di vivere dissoluto e la sua stretta amicizia i politici Whig, che il popolo britannico, che lo odiò con devota costanza sia come reggente che come sovrano per tutta la durata del suo regno.

Se il suo carattere irresponsabile non fosse stato abbastanza a fare infuriare il moderato e ligio re Giorgio III, nel 1785 Giorgio sposò segretamente l’unica donna di cui fu mai davvero innamorato, Maria Fitzherbert che, oltre ad essere più vecchia di lui e due volte vedova, era anche cattolica – cosa proibita dall’Act of Settlement (Atto di Disposizione) del 1701, che tutt’oggi proibisce ad un cattolico di salire al trono britannico.
Il matrimonio fu evidentemente dichiarato invalido, e nel 1795 il Principe fu costretto a sposare la cugina, Carolina di Brunswick per ragioni finanziarie, oltre che dinastiche visto che solo il matrimonio infatti avrebbe indotto il Parlamento pagare i sui numerosi debiti. Ma i due si odiavano senza rimedio, e si separarono con sollievo reciproco poche settimane dopo la nascita della loro unica figlia, la principessa Charlotte – che purtroppo morí di parto nel 1817, gettando Giorgio nella disperazione e la dinastia nel subbuglio. Ma questa è un’altra storia.

Royal Pavillon
Royal Pavilion-Brighton © PaolaCacciari

Lo stile di vita stravagante del principe fece sì che già all’età di 21 anni, Giorgio avesse iniziato a soffrire di problemi di salute, e i suoi medici gli consigliarono di recarsi a Brighton per seguire una terapia di bagni in mare.
Inutile dire che lo stravagante stile di vita del principe, che trascorreva le sue giornate a cavalcare, passeggiare e fare bagni in mare, e le notti a mangiare, bere, festeggiare e divertirsi, divenne una costante fonte di pettegolezzi per la società dell’epoca.

Neanche l’essere divenuto Reggente nel 1811, quando il padre Giorgio III perse definitivamente il senno in seguito alla Porfiria, calmò in qualche modo l atteggiamento irresponsabile di Giorgio.
Al contrario. Una volta libero dall’irritante supervisione paterna, il principe, che era largamente indifferente alla politica, lasciò ai suoi ministri (tra i quali era il duca di Wellington) il compito di governare, mentre lui si dedicava con rinnovato entusiasmo ai banchetti, al gioco d’azzardo, alla moda e a costruire, rinnovare e decorare i suoi numerosi palazzi. Senza di lui non avremmo la National Gallery e il King’s College London, una delle più prestigiose università della Capitale. E neanche il più improbabile edificio dell’intera Inghilterra: il Brighton Pavilion.

Da avido collezionista qual’era, esaurì presto lo spazio a sua disposizione nella modesta residenza che occupava quando in visita nella cittadina marina, e nel 1815 incaricò il famoso architetto Neoclassico John Nash (autore anche di Regent Street, Regent’s Park, e la ricostruzione di Buckingham House in palazzo reale) creare per lui non un palazzo, ma un luogo dedicato al piacere e al divertimento, un Pavilion.

Il Royal Pavilion a Brighton
RoyalPavilionBrighton © Paola Cacciari

Nella follia architettonica in stile indiano, insomma che vediamo oggi.
Ma le cupole e minareti dell’esterno, e gli interni decorati in Chinoiserie, lo stile ispirato alla Cina così alla moda alla metà del XVIII secolo non devono ingannare, che il Royal Pavilion era dotato delle più moderne tecnologie dell’epoca necessarie a soddisfare il bisogno di calore, comfort e praticità di Giorgio e del suo entourage – dall‘illuminazione a gas, ai bagni, installati in tutto il palazzo.
La sua passione per il cibo poi, portò il Reggente a fare installare nel suo Pavilion cucine all’avanguardia in fatto di tecnologia per gli chefs francesi al suo servizio, molti dei quali erano arrivanti in Inghilterra dopo la Rivoluzione Francese.

Raffinato conversatore, uomo di spirito e di grande eleganza, fluente in francese, italiano e tedesco, Giorgio IV fu forse il sovrano più colto dal tempo di Carlo I, e come il suo odiato predecessore Stuart due secoli prima, un generoso mecenate delle arti.
In qualità di reggente prima e di sovrano poi, Giorgio acquisisce per la corona britannica una quantità di oggetti preziosi senza precedenti: dai dipinti dei grandi maestri ai mobili, dai gioielli agli argenti; e ancora armi e armature giapponesi e persiane, porcellane di Sevres, libri antichi, studi e disegni preparatori, che lui collezione quando questi ultimi non erano ancora considerati “vera arte”.

Brighton, Il Royal Pavilion
Royal Pavilion, Brighton © Paola Cacciari-min

Non avrà portato lustro alla monarchia, ma certamente Giorgio IV lo ha portato alla Royal Collection.
E all’epoca risplendente che deve a lui il nome: la Reggenza.

Paola Cacciari, Londra 2021.

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