La Westminster Cathedral di Londra: vento d’ Oriente
Storia
E’ ben noto a tutti gli attenti e appassionati cultori di “cose” londinesi che la magnificente città, quale discreta e pudica Lady di vittoriana memoria, ama celare i suoi preziosi tesori d’arte ai passanti o agli svogliati turisti, cui sovente piace permanere ed indugiare sulla scorza meramente superficiale ed emotiva dei monumenti e delle strade.
Londra è un macrocosmo infinito di realtà asintotiche, slegate eppur conviventi in uno strano ed unico intreccio. Essa è paragonabile ad un autentico palinsesto o all’arruffio di un arazzo, il cui rovescio deve essere pazientemente decodificato e dipanato perché emerga poco alla volta la bellezza che coesiste accanto allo squallore, in un imperfetto e precario equilibrio.
Se per caso il turista più generoso o il credente in cerca di un luogo silenzioso volessero allungare il passo oltre la nota e celebratissima Westminster Abbey e avventurarsi in un viaggio che li conduca nel luminoso e mistico Oriente bizantino, non dovrebbero che percorrere la Victoria Street in direzione dell’omonima stazione ferroviaria, importante punto di snodo e di traffico del sud ovest londinese, e dopo una passeggiata di circa dieci minuti si imbatteranno su un solenne, strano e monumentale edificio che emerge tra nuove costruzioni di vetro e centri commerciali.
Appartata e circondata dagli altissimi flats bianco-rossi di epoca vittoriana, si erge una delle Chiese più interessanti e bizzarre che la Londra del XX secolo abbia potuto concepire.
Si tratta della Westminster Cathedral, la Chiesa Madre dei cattolici inglesi e Cattedrale della Diocesi di Westminster. A chi la contempla per la prima volta questa Chiesa pare essere una moschea o una chiesa ortodossa, talmente strana e quasi “fuori” contesto è la sua architettura dalle venature bianco rosacee.
Aperta al culto nel 1903, è situata sul luogo dell’antica prigione di Middlesex County, ai Tothil fields.
Sebbene la Chiesa sia di recente edificazione, purtuttavia la zona è ricca di storia.
Fin dal X secolo i monaci benedettini dell’Abbazia di Westminster furono i proprietari del fondo su cui insiste oggi la Cattedrale. Ivi impiantarono un fiorente mercato e nei giorni festivi si teneva regolarmente una grande fiera.
Dopo la chiusura dei monasteri decretata da Enrico VIII nel 1540, il fondo cambiò diversi proprietari fino a quando, caduta in disuso l’antica prigione, il Cardinale Henry Edward Manning, secondo Arcivescovo cattolico di Westminster, nel 1882 acquistò l’intero podere.
Il suo successore, il Cardinale Herbert Vaughan, nel 1894 conferì all’architetto John Francis Bentley l’incarico di costruire un edificio che è quello attuale.

La Cattedrale di Westminster: Lo Stile Architettonico
Lo stile architettonico prescelto fu quello cristiano-bizantino.
Bentley trascorse diversi anni di ricerca in città europee e trasse particolare ispirazione dalle basiliche del V secolo di Ravenna e dalla celebre Basilica di San Marco in Venezia.
Gli architetti e i costruttori di queste basiliche a loro volta si erano ispirati all’edificio più rappresentativo dell’architettura bizantina, la Basilica di Santa Sofia in Istanbul.
Al suo ritorno Bentley sottopose i suoi progetti al Cardinale Vaughan, e la decisione di procedere alla costruzione della nuova chiesa fu presa con grande celerità.
La prima pietra infatti fu posta il 29 giugno 1895.
Nell’arco di soli otto anni il superbo tempio fu completato e nel 1903 fu aperto al culto pubblico, mentre il rito di dedicazione e consacrazione della Chiesa si svolse nel 1910.
E’ davvero singolare e quasi provvidenziale questa coincidenza storico-simbolica: per secoli prigione e oggi luogo di culto, un tempo prigione di dolore e oggi prigione di bellezza, ove la fede eleva “imprigionando” i cuori attraverso il soave giogo del Cristo.
Quivi regnano sovrani Bellezza e Ordine, Calma e Desiderio soave di unione con l’arcano mistero di Cristo, che è ripresentato e risignificato con una graduale catechesi visiva che conduce sia il turista che il fedele ad una esperienza immersiva di contemplazione estetica e liturgica.
Ma procediamo per ordine, cominciando dalla visita esterna della facciata che si rivela essere la chiave simbolica dell’intero edificio.
Descrizione della facciata
Una composita e affastellata facciata ricca di diversi elementi architettonici sovrapposti si presenta allo sguardo del visitatore che arrivi dalla Victoria Street.
La predominanza del colore rosso e rosaceo sapientemente smorzato e bilanciato dal bianco delle strisce, degli archi e delle colonne conferisce all’insieme del tempio solennità, pesantezza e levità.
Una svettante torre campanaria posta a sinistra della facciata ci riporta alle assolate lande dell’Oriente arabo-bizantino; quasi come un minareto il campanile veglia con sguardo altero e compassionevole sulle sorti del quartiere circostante.
Un doppio ordine di colonne corinzie regge il timpano centrale, che reca il cartiglio dedicatorio della Cattedrale:
DOMINE JESU REX ET REDEMPTOR
PER SANGUINEM TUUM SALVA NOS
SIGNORE GESU’ CRISTO RE E REDENTORE
SALVACI PER MEZZO DEL TUO SANGUE
La Cattedrale di Westminster è dedicata al Preziosissimo Sangue di Cristo (Most precious blood of Christ), culto diffusosi già a partire dal secolo XI, e il cui zelante propagatore fu San Gaspare del Bufalo (1786-1837), sacerdote romano e fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue.
A Londra il culto del preziosissimo sangue ha radici molto antiche che lo riconnettono alla leggenda medioevale
del Sacro Graal, la coppa o calice con il quale Gesù celebrò l’Ultima Cena e nel quale Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo dopo la sua crocifissione.
Sebbene la Riforma anglicana fece “piazza pulita” di tutti i culti e le devozioni cattoliche, considerati demoniaci e anti evangelici, i cattolici inglesi conservarono gelosamente il culto del preziosissimo sangue, come uno dei culti più genuini e cristologici perché intimamente connesso alla Santissima Eucarestia, e al miracolo della transustanziazione.
La regalità messianica e la redenzione di Cristo evidenziata dal cartiglio dedicatorio non sarebbero stati possibili se non ci fosse stata l’effusione del sangue dell’Agnello crocifisso, che oltre a lavare i peccati dell’intero genere umano ha aperto la porta della salvezza.
Portale d’ingresso e porte laterali
L’arco di ingresso con le sue tre porte è un invito ad entrare nella Trinità indivisa, mistero di comunione e di relazione nella differenza delle tre divine persone (Dio Padre – Dio Figlio – Dio Spirito Santo).
La porta centrale è un vero e proprio inno all’Eucarestia; infatti all’interno della lunetta posta nell’arco di volta due angeli mostrano il calice e l’ostia collocati dentro una ghirlanda.
L’Eucarestia in quanto fons et culmen della vita della Chiesa è il vittorioso trofeo di Cristo sulla morte, anticipazione e realizzazione del sacrificio cruento sulla Croce e allo stesso superamento della morte stessa.
Come si esprime la sequenza pasquale, Mors et vita duello conflixere mirando, la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello: l’Eucarestia è memoriale di Morte-Passione-Resurrezione.
E il portale d’ingresso vuole enfatizzare questa verità di fede mostrando al credente che varca la soglia di ingresso della Cattedrale che il cuore della vita stessa della Chiesa è nel sacrificio eucaristico.
Sulle due porte laterali due pavoni mostrano le lettere maiuscole greche Α e Ω, rispettivamente i simboli con cui Cristo definisce se stesso nel libro dell’Apocalisse Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine (21,6).
Il credente riconosce altresì nel Signore Gesù Cristo la porta delle pecore attraverso la quale entra ed esce; Cristo è sia la porta multifrons che l’ostium unifrons attraverso cui ogni uomo può accedere alla salvezza eterna, alla illuminazione, alla deificazione.
A conferma di ciò è il mosaico che adorna la grande lunetta posta propria sul portale d’ingresso e che conferisce alla facciata il suo aspetto solenne ed eloquente.
Il Cristo in posizione benedicente mostra il cartiglio con le parole estratte dal Vangelo di Giovanni (10,9):
EGO SUM OSTIUM PER ME SI QUIS INTROIERIT SALVABITUR.
(Io sono la Porta. Se qualcuno entrerà attraverso di me sarà salvato).
Alla destra di Cristo si trovano San Pietro recante le chiavi e la Beata Vergine Maria, mentre alla sinistra di Cristo vi sono San Giuseppe recante il giglio, simbolo della sua illibata purezza di sposo della Vergine Maria e Padre putativo di Gesù, e Sant’Edoardo il Confessore recante lo scettro e in posizione adorante.
La Sacra Famiglia di Nazareth formata da Gesù, Maria e Giuseppe (Trinità terrestre) è idealmente sostenuta ed affiancata dalle due colonne della Chiesa romana, San Pietro, e della Chiesa inglese rappresentata da Sant’Edoardo il Confessore (1002-1066), primo Re d’Inghilterra della dinastia anglosassone il quale regnò dall’8 giugno 1042 fino alla morte, avvenuta il 5 gennaio 1066; a lui si deve la costruzione della prima Curia Regis e dell’Abbazia benedettina di San Pietro in Westminster.
Fu canonizzato da Papa Alessandro nella Cattedrale di Anagni nel 1161.

Medaglioni commemorativi dei Santi Arcivescovi di Canterbury
Addossate ai piloni che sostengono il tiburio e l’arco di volta centrale, si possono ammirare delle superbe colonne che sostengono dieci medaglioni celebrativi di alcune figure di capitale importanza nella storia della Chiesa inglese dalle origini al XIII secolo.
Si tratta di dieci santi che hanno lasciato una preziosa eredità di santità e sapienza sia nella Chiesa inglese che in quella universale. Una breve descrizione di queste figure ci permetterà di tratteggiare altresì un breve excursus della storia “sacra” di Inghilterra, con particolare riguardo alla sede primaziale di Canterbury.
I medaglioni adagiati sul colonnato di sinistra sono i seguenti:
Primo medaglione: S. AGOSTINO
Denominato “di” Canterbury per distinguerlo dall’altro grande Agostino di Ippona, dottore della Chiesa e vescovo di Cartagine, fu monaco benedettino e Abbate di Sant’Andrea al Celio in Roma.
Nel 597 Agostino fu inviato in Inghilterra dietro richiesta del Re Ethelbert del Kent al fine ri-evangelizzare l’intero reame, il quale con l’avvento dei Sassoni era ritornato agli antichi culti idolatrici.
Agostino costruì numerose abbazie, fondò la sede primaziale di Inghilterra presso la Cattedrale di Canterbury, cercò di unificare i culti liturgici e dopo la sua morte, avvenuta nel 604, fu chiamato Apostolus anglorum.
Si può dire che è stato il vero padre “fondatore” della Chiesa inglese.
Viene festeggiato il 27 maggio.
Secondo medaglione: SS. LORENZO E MELLITO
Discepolo e successore di Sant’Agostino quale secondo Arcivescovo di Canterbury (604), Lorenzo fu un carismatico monaco-pastore che riuscì a convertire il figlio di Ethelbert, Re Edbaldo, il quale, essendo rimasto pagano, si era rifiutato di abbracciare la fede cristiana.
Un’antica tradizione popolare ripresa anche da Beda il Venerabile nella sua celebre Historia ecclesiastica gentis Anglorum narra come Lorenzo nel 616, in seguito ad un profondo atto di codardia e paura, avrebbe voluto rifugiarsi in Gallia per sfuggire alle violente persecuzioni dei Sassoni.
Lorenzo, dopo aver a lungo meditato in proposito, alla fine preferì restare sulla sua cattedra ed affrontare il nuovo re; egli avrebbe cambiato idea circa la sua partenza in seguito ad un’apparizione molto concreta di San Pietro, che gli permise di mostrare ad Edbaldo i segni lasciati dalle frustrate ricevute per la sua codardia: “Il servo di Cristo Lorenzo, fattosi giorno, andò subito dal re e, aperta la veste, gli fece vedere da quante ferite fosse stato lacerato”. Edbaldo rimase fortemente impressionato da questa straordinaria dimostrazione di potere sovrannaturale e decise di convertirsi al cristianesimo.
San Lorenzo morì il 2 febbraio 619 e ricevette sepoltura a fianco di Sant’Agostino nell’abbazia di Canterbury.
La tomba fu aperta nel 1091 dall’abate Guido, per traslare le reliquie in un luogo più eminente, e ne fuoriuscì un intenso profumo che invase l’intero monastero.
Viene festeggiato il 2 febbraio. Beda il Venerabile descrive Mellito come un nobile (Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, II, 7), mentre il papa Gregorio Magno lo definisce abate (Lettere, XI, 54, 59).
Potrebbe essere stato abate del monastero di Sant’Andrea sul Celio, fondato proprio da Gregorio.
Mellito fu mandato in Inghilterra nel 601 da Gregorio in risposta all’appello di Agostino, primo Arcivescovo di Canterbury, con un nuovo gruppo di missionari.
Ebbe dal papa il compito di consegnare il pallium e diversi doni all’arcivescovo.
Fu consacrato vescovo di Londra da Agostino nel 604 e fondò la cattedrale di San Paolo.
Fu cacciato da Londra da Saeward e Sexred, figli di re Sebert dell’Essex, dopo che egli rifiutò la loro richiesta di assaggiare l’eucarestia.
Si recò in Gallia, ma fu richiamato da san Lorenzo di Canterbury, il secondo arcivescovo di Canterbury.
Dopo la morte di quest’ultimo, ne prese il posto, diventando il terzo arcivescovo di Canterbury.
Terzo medaglione: SS. GIUSTO E ONORIO.
Anch’egli proveniente dalla cerchia dei primi monaci benedettini romani inviati da Papa Gregorio per rievangelizzare l’Inghilterra, Giusto nel 604 divenne primo vescovo di Rochester.
Quando, dopo la morte di re Ethelbert del Kent, scoppiò una persecuzione contro i cristiani, si rifugiò in Gallia.
Un anno dopo però fu rimesso nella sua carica, che tenne fino al 624, quando divenne il terzo arcivescovo di Canterbury, ricevendo il pallium da papa Bonifacio V.
Come suo successore al vescovato di Rochester consacrò Romano.
Giusto è conosciuto per aver scritto ai cristiani britannici e irlandesi, chiedendo loro di conformarsi al rito della Chiesa cattolica, ma le sue epistole furono ampiamente ignorate.
L’evento più importante del suo arcivescovato fu l’evangelizzazione della Northumbria.
Paolino fu consacrato arcivescovo di York da Giusto e, nel giro di due anni, re Edwin fu battezzato con molti suoi sudditi in una piccola chiesa costruita a York, vicino all’odierna cattedrale.
Dopo la morte di Giusto, Onorio fu consacrato quinto vescovo di Canterbury a Lincoln da s. Paolino vescovo di York, il quale aveva di recente convertito la Northumbria.
Nel 633 quando Paolino dovette fuggire dopo la vittoria (12 ottobre) a Hatfield (presso Doncaster) del re pagano Panda e del suo alleato re Cadwalla del Galles, su Edvino, re di Northumbria, Onorio gli diede rifugio a Canterbury; più tardi gli chiese di assumere la sede di Rochester, allora vacante.
Quando Paolino morì nel 644, quindi, S. Itmaro, il primo anglosassone ad essere fatto vescovo, fu regolarmente consacrato da Onorio.
Quarto medaglione: S. TEODORO (eletto Arcivescovo di Canterbury nel 668).
Di questo Arcivescovo ci sono pervenute scarne notizie.
Così lo commemora il Martirologio Romano: “A Canterbury in Inghilterra, San Teodoro, vescovo, che, monaco di Tarso, elevato all’episcopato dal papa San Vitaliano e mandato quasi settuagenario in Inghilterra, governò con forza d’animo la Chiesa a lui affidata”.
Quinto medaglione: S. DUNSTAN
Figura di assoluto rilievo nella storia ecclesiastica e civile dell’Inghilterra del X secolo, nacque nella contea di Somerset intorno al 910.
Ancora fanciullo fu affidato all’Abbazia di Glastonbury, tenuta dai sacerdoti secolari.
Nel 925 suo zio Atelmo, Arcivescovo di Canterbury, lo introdusse nella corte di Atelstano.
Ne venne cacciato dieci anni dopo per le accuse di consanguinei invidiosi.
Spinto da uno zio, Sant’Elfege, vescovo di Winchester, Dunstan decise di abbracciare la vita monastica durante una grave malattia. Emessi i voti monastici a titolo puramente personale, perché il monachesimo era pressoché scomparso dall’isola, e ordinato poco dopo sacerdote assieme all’amico Sant’Etelvoldo, andava già progettando la restaurazione della vita monastica, quando nel 943 il nuovo Re Edmondo lo nominò Abate di Glastonbury.
In 15 anni Dunstan fece di questa Abbazia il centro del nuovo monachesimo benedettino in Inghilterra.
Degli oppositori, però, indussero il nuovo Re, Edwig, sedicenne, ad espellerlo dall’isola.
Due anni dopo, nel 958, il nuovo Re Edgar il Pacifico lo richiamò in patria e gli affidò la sede di Worchester, poi nel 959 quella di Londra e finalmente la sede primaziale di Canterbury nel 960.
Dopo aver fatto rifiorire la riforma del monachesimo inglese, morì il 19 maggio 988.
Sul colonnato di destra si trovano i medaglioni dei seguenti santi:
Primo medaglione: S. ELFEGE
Nacque in Inghilterra nel 954. Divenuto monaco benedettino nell’abbazia di Deerhurst, nel Gloucestershire, proseguì la carriera ecclesiastica come abate di un monastero a Bath e quindi, nel 984, come vescovo di Winchester.
Nel 1005 fu nominato Arcivescovo di Canterbury.
Era molto amato dal popolo per la sua generosità ed umanità.
Durante l’invasione danese del 1011 si rifiutò di fuggire e fu preso prigioniero.
Non volle pagare il proprio riscatto con le elemosine raccolte per i poveri e per questo motivo venne ucciso a Greenwich. Fu bastonato a morte con le pesanti ossa di un bue che era servito ai pagani per un luculliano banchetto. Le sue reliquie furono conservate nella chiesa di San Paolo a Canterbury, fino all’avvento della riforma anglicana.
Secondo medaglione: S. ANSELMO
Il celebre dottore della Chiesa nacque verso il 1033 ad Aosta, in Italia.
Alquanto travagliato fu il rapporto con la famiglia che lo inviò da un parente per l’educazione.
Solo con i monaci benedettini d’Aosta Anselmo trovò il suo posto: a quindici anni sentì il desiderio di farsi monaco. Contrastato dai genitori decise di andarsene: dopo tre anni tra la Borgogna e la Francia centrale, si recò ad Avranches, in Normandia, dove si trovava l’abbazia del Bec con la scuola, fondata nel 1034.
Qui conosce il priore Lanfranco di Pavia che ne cura il percorso di studio.
Nel 1060 Anselmo entrò nel seminario benedettino del Bec, di cui diventerà priore.
Qui avviò la sua attività di ricerca teologica che lo porterà ad essere annoverato tra i maggiori teologi dell’Occidente. Nel 1093 fu eletto Arcivescovo di Canterbury.
A causa di dissapori con il potere politico fu costretto all’esilio a Roma due volte.
Morì a Canterbury nel 1109.
E’ famoso per le sue penetranti opere filosofiche e teologiche, tra le quali ricordiamo il Monologion e il Proslogion.
Terzo medaglione: S. TOMMASO
Eroe nazionale e santo veneratissimo lungo tutto il Medioevo fino alle soglie della Riforma anglicana, Thomas Beckett nacque a Londra verso il 1117 e fu ordinato arcidiacono e collaboratore dell‘arcivescovo di Canterbury, Teobaldo.
In seguito Tommaso fu nominato cancelliere da Enrico II, con il quale fu sempre in rapporto di amicizia.
Teobaldo morì nel 1161 ed Enrico II, grazie al privilegio accordatogli dal papa, poté scegliere Tommaso come successore alla sede primaziale di Canterbury (1162).
Ma occupando questo posto Tommaso si trasformò in uno strenuo difensore dei diritti della Chiesa, inimicandosi il sovrano. Dopo aver rifiutato di riconoscere le «Costituzioni di Clarendon» del 1164, però, Tommaso fu costretto alla fuga in Francia, dove visse sei anni di esilio.
Ma al rientro come primo atto sconfessò i vescovi che erano scesi a patti col re, il quale, si dice, arrivò a esclamare: «Chi mi toglierà di mezzo questo prete intrigante?».
Fu così che quattro cavalieri armati partirono alla volta di Canterbury.
L’arcivescovo venne avvertito, ma restò al suo posto; accolse i sicari del re nella cattedrale, vestito dei paramenti sacri e si lasciò pugnalare senza opporre resistenza. Era il 23 dicembre del 1170.
La sua tomba divenne subito meta di innumerevoli pellegrinaggi.
Quarto medaglione: S. EDMONDO
Altra figura centrale nella storia d’Inghilterra dei secoli XII e XIII, Edmond Rich nacque nel 1170 e venne educato presso l’Abbazia benedettina di Abingdon.
Studiò all’Università di Oxford e all’Università di Parigi dove divenne insegnante intorno al 1200, o poco prima.
Per sei anni studiò matematica e dialettica, dividendo il suo tempo tra Oxford e Parigi e guadagnandosi la stima degli studiosi per le sue ricerche sulla filosofia di Aristotele.
Dopo aver faticato per un certo periodo di tempo col mutamento del suo corso di studi, intraprese infine la sua nuova carriera di teologo fra il 1205 ed il 1210.
Venne ordinato sacerdote, ottenendo il dottorato in teologia e ricevendo presto fama sia come teologo che come predicatore. Dopo aver insegnato per un certo numero di anni la legge del Signore, Edmondo si disamorò della scolastica e lasciò la sua cattedra ad Oxford.
Ironicamente, dopo la sua morte e canonizzazione, fu fondata un’accademia in suo nome nel luogo che lui stesso aveva abbandonato.
Tra il 1219 ed il 1222 venne nominato vicario della parrocchia di Calne nel Wiltshire e tesoriere della Cattedrale di Salisbury e mantenne l’incarico per undici anni, durante i quali si dedicò anche alla predicazione.
Nel 1227, sui richiesta di papa Innocenzo III, si adoperò per predicare in favore della Sesta Crociata in una vasta parte del territorio anglosassone.
Nel 1233 giunse la notizia della sua nomina ad Arcivescovo di Canterbury da parte di papa Gregorio IX.
Il capitolo aveva già proposto il nome di tre candidati, che erano però stati tutti respinti dal pontefice, il quale propose il nome di Edmondo in segno di compromesso, forse come segno di stima per l’operato di quest’ultimo in favore delle Crociate.
Edmondo venne consacrato il 2 aprile 1234.
Prima della sua consacrazione egli si era politicamente legato alle attività dei fautori dell’indipendenza da Roma, in favore del rispetto della Magna Carta e dell’esclusione degli stranieri dagli uffici pubblici ed ecclesiastici.
Nell’estate del 1240, sconfortato, si ritirò in Francia, nell’Abbazia di Pontigny, che era stata il rifugio dei suoi predecessori, Thomas Becket e Stephen Langton. Ivi morì santamente qualche mese dopo.
Quinto medaglione: B. BONIFACIO
Nacque nel 1207 in Savoia. Fu settimo di dieci figli, e destinato a vita ecclesiastica nella Gran Certosa di Grenoble; ebbe nel 1232 il vescovato di Belley nel Bugey.
Ma nel 1241 fu innalzato a maggiori onori, alla cattedra arcivescovile di Canterbury, nella quale succedette a S. Edmondo Rich. Dovette sicuramente la grande dignità al favore della regina Eleonora, consorte di Enrico III, re di Inghilterra, e nipote di Bonifacio.
Questi mostrò energia nel suo ufficio, opponendosi anche talora al sovrano.
Ricevette la consacrazione nel 1245 a Lione dal papa Innocenzo IV e, tornato in Inghilterra, indusse nel 1253 Enrico a giurare l’osservanza della Magna Charta.
Né dimenticò la famiglia, perché ebbe parte nel procurare la libertà al fratello Tommaso II, prigioniero dei Torinesi. Ma nel 1254, rifiutando clero e nobiltà i sussidi all’impresa di Sicilia per Edmondo, figlio del re, fu tenuto in sospetto e all’inizio della guerra civile dovette, nel 1261, fuggire dall’Inghilterra.
Dopo il trionfo del sovrano nel 1265 vi fece ritorno, ma nel 1268, gravemente malato, si congedò e volle morire in patria. Si spense il 14 luglio 1270 nel castello di Sainte-Hélène-des-Millières in Savoia.
Questa doverosa e necessaria introduzione storica che ci ha permesso di ripercorrere a grandi linee la storia ecclesiastica e civile della Chiesa inglese, lungi dall’essere una noiosa elencazione di date e nomi, vuole offrire una chiave interpretativa dell’intero edificio.
Nella mente del fondatore, il Cardinale Herbert Vaughan (e di conseguenza anche in quella del geniale architetto, John Francis Bentley) risiedeva una sola e illuminante idea: ricostruire la vera identità cattolica degli inglesi, e in special modo dei londinesi, offuscata o impallidita nel corso dei secoli dopo la riforma anglicana.
Quale migliore “arma” se non quella di rammemorare e riproporre tutte quelle alte figure di Arcivescovi che siglarono, anche con l’effusione del proprio sangue, un patto di assoluta fedeltà alla Chiesa romana, l’unica vera Chiesa di Cristo? La Cattedrale in tal senso risponde in maniera esaustiva a queste esigenze.

Descrizione dell’interno della Cattedrale di Westminster
L’interno della Cattedrale di Westminster si presenta in tutta la sublime solennità e la imponente grandezza di un’antica aula liturgica di vago sapore paleocristiano.
La classica divisione dello spazio basilicale in tre navate a croce latina con transetto e cappelle laterali intercomunicanti con la navata centrale, l’equilibrata disposizione di tutti gli elementi liturgici (Altare-Coro-Ambone-Pulpito) e l’armonica e ricca decorazione marmorea di pareti e colonne che contrasta con le volte e il soffitto ancora incompleti, conferisce alla Cattedrale un carattere di sontuosità che lungi dallo schiacciare il fedele, lo conduce gradualmente alla contemplazione dei misteri della fede cristiana, sapientemente e deliziosamente descritti e simbolizzati.
Possiamo dunque iniziare la nostra visita “guidata” recandoci proprio al centro della Basilica Cattedrale, ossia l’Altare maggiore o Santuario, attraversando tutta la navata centrale.
Più che una visita guidata il nostro vuole essere un itinerarium mentis in Deum, un ideale viaggio dello spirito dentro gli abissi imperscrutabili del Mysterium.
Itinerarium mentis in Deum
SANTUARIO-ALTARE-PRESBITERIO
Il nostro itinerarium, che come si è detto non è una mera visita storico-artistica, inizia dal centro architettonico e teologico di ogni edificio cristiano: l’Altare.
Più che di un semplice altare si tratta di un Sanctuarium posto nel punto focale della Basilica, all’interno del quale si erge l’Altare del Sacrificio eucaristico.
Proprio qui ogni giorno viene celebrata la Santa Messa e distribuita la Comunione.
L’Altare rappresenta la tavola sulla quale Gesù celebrò l’Ultima Cena e comandò ai discepoli: Hoc facite in mea commemoratione.
L’Altare simboleggia altresì il luogo del Sacrificio, il Monte Calvario o Golgotha, dove Gesù offrì se stesso a Dio per la salvezza dell’umanità intera.
Sacrificio di soave odore che, quale profumato vaso d’alabastro, spezzandosi, riempie del profumo del divino unguento l’intero edificio della Chiesa.
L’Altare maggiore è costituito da un unico blocco di granito grezzo di Cornovaglia; ha una lunghezza di trecento sessantacinque centimetri e pesa dodici tonnellate.
E’ il più grande monolite esistente nell’edificio; questa pietra monoblocco fu donata dall’Onorevole G. Saville.
Sopra questo altare si vede un Crocifisso, su cui sono impresse le lettere iniziali dell’Apocalisse Α e Ω, Alfa e Omega (Ap 21,6) e lo illuminano grandi candelabri ornati di gocce polite.
Questi candelabri vennero usati per la prima volta nel 1910, in occasione della Messa di Consacrazione.
L’immenso Crocifisso ligneo che sovrasta il Santuario mette in rapporto il banchetto eucaristico con la Crocifissione.
Esso raffigura il Cristo nel momento dell’emisit Spiritum, quando con dolce abbandono dopo l’amara agonia affidò il suo Spirito al Padre ed insufflò per la prima volta lo Spirito Santo al mondo.
Il Crocifisso riprende modelli rinascimentali cari alla tradizione fiorentina e senese che amava rappresentare la Croce nella sua duplice realtà di Morte e Risurrezione, tant’è che nel retro si trova dipinta la Risurrezione di Cristo.
Sopra l’Altare maggiore torreggia un baldacchino di marmo massiccio.
L’architetto Bentley voleva che l’Altare maggiore e il Baldacchino rappresentassero il coronamento del suo lavoro, l’Arca della Nuova Alleanza racchiudente il Sancta Sanctorum.
Purtroppo egli morì prima che ciò potesse essere realizzato.
Il Cardinale Vaughan allora fece un contratto con la Ditta Farmer & Brindley, che iniziò i lavori del baldacchino nel 1905. Le otto colonne che sorreggono il baldacchino sono di marmo di Verona, di colore miele.
Sono dei monoliti come tutte le altre colonne della Cattedrale.
Ogni pietra ha un’altezza di quattrocento ventisei centimetri e riposa su una base di marmo bianco sulla quale è posato un piedistallo di marmo verde della Tessaglia.
Questo tipo di marmo è uguale a quello usato nella Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli.
L’arcata principale è decorata a breccia e sorregge un timpano di marmo di Carrara, mentre il soffitto è ricoperto da un mosaico di fiori su fondo oro, disegnato da John Marshall.
Il mosaico incapsulato all’interno dell’arco sovrastante il baldacchino è stato completato nel 1934.
Esso rappresenta la maestà di Cristo nelle sfere celesti circondato simbolicamente dagli Evangelisti e contemplato dai dodici Apostoli in gloria.
Cristo ha in mano il calice del sangue della redenzione su uno sfondo di infiniti volti di giusti, disposti a cerchio, in varie tonalità di azzurro.
Tutta la composizione è sormontata da una scritta di due versi dell’Inno Te Deum.
Essi dicono:
JUDEX CREDERIS ESSE VENTURUS
TE ERGO QUAESUMUS TUIS FAMULIS SUBVENI,
QUOS PRETIOSO SANGUINE REDEMISTI.
(Crediamo che tu sei il Giudice che verrà alla fine dei tempi.
Quindi ti imploriamo di venir in aiuto ai tuoi servi che hai redento col tuo sangue prezioso).
E’ chiaro che l’enfasi sia ancora riposta sul simbolo del sangue di Cristo che lava e redime il peccato del mondo.
Dal cartiglio dedicatorio posto sulla porta di ingresso a questo si annuncia un’unica e identica realtà: la necessità del sacrificio di Cristo, in cui il dolore assunto diventa dolore redento.
Dietro l’altare maggiore si vede una transenna che porta al coro.
E’ di marmo di Carrara e fu posta in loco nel 1929. Vi è rappresentato Cristo recante il calice del suo sangue sacrificale.
Il Cristo fu scolpito in pietra di Hopton-Wood da Lindsey Clark (1889-1977).
Questa transenna reca l’iscrizione:
DOMINE JESU REX ET REDEMPTOR PER SANGUINEM TUUM SALVA NOS.
(Signore Gesù Re e Redentore, salvaci per mezzo del tuo sangue).
Laurence Shattock preparò una serie completa di disegni per gli stalli dei Canonici da realizzare in legno di quercia dell’Austria e in legno di noce, con intarsi di avorio, di legno d’ebano, di agrifoglio e di palissandro.
La prima fila di seggi mostra i nomi di alcuni profeti dell’Antico Testamento e, al loro culmine, Cristo.
Gli stalli sono diciotto, quanti i Canonici della Cattedrale di Westminster.
Il loro numero è sei volte più alto dell’abituale e ciò sottolinea l’importanza di questa Cattedrale.
Inoltre i Canonici e i Cappellani indossano la cappa parva, particolare indumento in uso presso la Basilica
romana di San Giovanni in Laterano.
Si dice che questo abito sia stato disegnato da Michelangelo.
A sinistra degli stalli si erge in posizione elevata la cattedra, ossia il seggio del Vescovo.
Il seggio, trono, simboleggia l’obbligo morale e la responsabilità del Vescovo nell’insegnamento della fede.
E’ anche un simbolo della sua autorità nel governo della Diocesi.
Il seggio della Cattedrale di Westminster è una copia del trono del Papa, che si trova a Roma in San Giovanni in Laterano, la sua cattedrale.
Talvolta ci si riferisce al Vescovo di Westminster come capo della Chiesa cattolica in Inghilterra.
Anche se questo non avviene sempre, l’Arcivescovo di Westminster di solito viene ordinato Cardinale dal Papa: così si stabilisce un rapporto speciale tra il popolo inglese e la Santa Sede a Roma.

CAPPELLA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
A sinistra dell’altare maggiore si può ammirare la Cappella del Santissimo Sacramento.
Questa è la parte più sacra della Cattedrale: candele votive guizzano nella penombra, mentre nel lampadario sospeso sull’altare, ardono tre lampade ad olio.
Queste candele sono un simbolo forte di preghiera e della supremazia dello spirito sulla materia.
Soltanto in questa Cappella viene “custodito” il Santissimo Sacramento.
Le ostie sacre sono conservate nel tabernacolo dopo la consacrazione durante le Messe che si celebrano ogni giorno. Il Santissimo Sacramento viene adorato nella sua presenza reale e viene altresì portato agli infermi come viatico. Questa Cappella è anche un luogo di preghiera, di veglia e di devozione al Santissimo Sacramento: caratteristiche tutte della vita e della pratica devozionale della Chiesa Cattolica Romana.
Nel 1953 il Cardinale Bernard Griffin (sesto Arcivescovo di Westminster, 1943-1956) nominò una commissione artistica per la decorazione della Cappella del Santissimo Sacramento.
Dette incarico a Boris Anrep (1883-1969) di creare dei mosaici per la Cappella.
Anrep nato a San Pietroburgo in Russia, si era stabilito a Parigi nel 1908 ed aveva compiuto i suoi studi sia a Parigi che a Londra e ad Edimburgo.
La decorazione in mosaico riveste l’intera superficie della Cappella del Santissimo Sacramento.
Al posto del più tradizionale sfondo dorato, Anrep usò come colore di base il rosa, con tocchi di altre tonalità pastello, e con una sfumatura più intensa verso l’abside.
Per Anrep, in cui erano sempre vive le tradizione russe, il rosa era un colore che suggeriva la serenità.
Le scene più suggestive del mosaico prendono spunto dagli episodi più importanti della Bibbia che vanno da Abele fino a Cristo.
Ciò che colpisce a prima vista nella Cappella è l’azzurro vivo del mosaico che illumina la superficie interna dell’arco. Gli Arcangeli Michele e Gabriele sono posti a guardia e sottolineano con la loro presenza l’altissima importanza di questa Cappella.
Sulla volta della navata maggiore è rappresentato l’Antico Testamento, mentre il santuario e l’abside celebrano il Nuovo Testamento.
Il tema della Trinità comincia sulla volta della Cappella, partendo dalla chiave dell’arco dove viene rappresentata l’ospitalità di Abramo, cioè il momento in cui il patriarca riceve la misteriosa visita di tre angeli in sembianza umana alle querce di Mamre (Genesi 18).
Su un lato si può ammirare un pavone, sull’altro una fenice.
Nell’arte cristiana il pavone è simbolo di immortalità, mentre la fenice, introdotta nel simbolismo cristiano da San Clemente, rappresenta la resurrezione dai morti e la fede in una vita dopo la morte.
Vi è un dunque un intimo nesso tra l’araba fenice che bruciando rinasce dalle sue stesse ceneri e il Cristo che risorge a nuova vita: Post fata resurgam.
Adiacente alla Cappella del Santissimo Sacramento, volgendo lo sguardo sul lato sinistro, possiamo osservare la piccola Cappella del Santuario del Sacro Cuore e di San Michele.
La Cappella è molto stretta in proporzione alla sua lunghezza.
Sull’altare troneggia una deliziosa ed espressiva statua in marmo del Sacro di Gesù, donata dalle Suore del Sacro Cuore nel 1920; ai piedi dell’altare un bassorilievo raffigura San Michele.
Altra devozione tipicamente cattolica, quella del Sacro Cuore è radicata nella teologia e nelle chiese che credono nell’amore di Cristo per l’umanità. I lavori in marmo furono cominciati nel 1910.
CAPPELLE DELLA NAVATA LATERALE SINISTRA
Lasciata questa zona, passiamo ad “esplorare” le cappelle poste nella navata laterale sinistra (destra secondo la direzione dell’altare maggiore, sinistra se si entra dalla porta principale).
Per prima troviamo la piccola Cappella di San Tommaso di Canterbury.
Qui possiamo ammirare l’effigie e la tomba del Cardinale Herbert Alfred Vaughan (1832-1903), fondatore della Cattedrale di Westminster.
In una teca posta sull’altare sono riposti alcuni paramenti episcopali appartenenti al prelato.
Dopo gli studi compiuti in patria e a Roma presso l’Accademia dei nobili ecclesiastici, H. A. Vaughan diventò Arcivescovo di Westminster nel 1892 e fu eletto Cardinale col titolo dei Santi Andrea e Gregorio al Celio durante il Concistoro del 16 gennaio 1893.
Resse la diocesi di Westminster per undici anni con fermezza e lungimiranza, durante il grande periodo della riforma della gerarchia cattolica inglese.
Nel 1866 fondò l’Ordine missionario di San Giuseppe, conosciuto come Missionario di Mill Hill e in seguito la Società della Verità cattolica e il College di San Beda in Manchester, in un periodo di gran revival della fede cattolica in Londra e in Inghilterra.
Subito accanto a questa Cappella si può ammirare uno splendido mosaico della Pulzella d’Orleans, Santa Giovanna d’Arco (1412-1431).
Andando oltre si entra nella Cappella di San Giuseppe.
In questa Cappella è sepolto il Cardinale Arthur Hinsley (1865-1943), quinto Arcivescovo di Westminster.
La sua mitra cardinalizia è sospesa sopra la sua tomba, a perenne ricordo della mortalità che è comune a tutti gli uomini. La Cappella di San Giuseppe, chiaramente, è dedicata al padre putativo di Gesù e Sposo della Beata Vergine Maria. Sul tabernacolo dell’altare vi è una iscrizione che si riferisce a Giuseppe dell’Antico Testamento, figlio prediletto di Giacobbe e di Rachele (Gen 47,12).
Essa dice:
ET ALEBAT EOS OMNEMQUE DONUM PATRIS SUI PRAEBENS CIBARIA SINGULIS.
(Giuseppe diede il sostentamento al padre, ai fratelli e a tutta la famiglia di suo padre fornendo pane secondo il numero dei bambini).
Il trittico posto dietro l’altare, opera di H.C. Feher, è una fusione in bronzo e la sua tavola centrale rappresenta San Giuseppe e Gesù Bambino.
Nel tratto della Cattedrale che porta alla Cappella di San Giorgio e dei Martiri inglesi, troviamo il reliquiario di San Giovanni Southworth (1592-1654), il cui corpo è conservato in un sarcofago di vetro.
Così lo commemora il Martirologio romano: 28 giugno.
A Londra in Inghilterra, San Giovanni Southworth, sacerdote e martire, che, esercitando il suo sacerdozio in Inghilterra, patì più volte il carcere e l’esilio; condannato, infine, a morte sotto il governo di Oliver Cromwell, mentre fissava con gli occhi il laccio preparato per lui a Tyburn, proclamò che il patibolo era per lui come la Croce di Cristo.
San Giorgio, il mitico cavaliere della Cappadocia vissuto probabilmente nel III secolo, è il Santo Patrono dell’Inghilterra; il giorno della sua memoria liturgica, il 23 aprile, è considerato festa nazionale.
In origine questa Cappella era stata dedicata solo a San Giorgio, ma in seguito furono uniti a lui anche i martiri inglesi storicamente noti che ebbero un ruolo speciale nella sopravvivenza del cattolicesimo in Inghilterra, durante i vari periodi di repressione della Chiesa cattolica romana.
I rivestimenti in marmo e il pavimento furono completati nel 1931.
La Cappella è dominata da una scultura di Eric Gill sistemata dietro l’altare.
Questa scultura rappresenta la Crocifissione, e Cristo vi è raffigurato come Sacerdote e Re.
Fu innalzata nel 1947.
I martiri del regno di Enrico VIII, Sir Thomas More, Lord cancelliere di Inghilterra, e il Cardinale John Fisher, Vescovo di Rochester, si trovano rispettivamente a destra e a sinistra della Croce.
Lasciata la Cappella di San Giorgio, il cui progetto di riqualificazione è tuttora in corso, sulla destra vi è l’ingresso della Cappella delle Anime Sante.
I mosaici scintillanti e sontuosi e il marmo scuro sono di notevole valore e alquanto suggestivi, specie se li si riesce ad ammirare al tramonto. Questa Cappella è a tutti gli effetti straordinaria perché comprende tutti gli elementi del disegno e della progettazione del Bentley per l’intero edificio.
La Cappella è un vero e proprio compendio della dottrina della Chiesa sul Purgatorio e sulle anime di coloro che sono morti in Cristo. Uniti nella Comunione dei Santi, sono confortati dalle preghiere dei viventi.
La pala dell’altare fu terminata nel 1904. Rappresenta Cristo intronizzato che mostra le sue cinque ferite. Gli artisti completarono la stesura delle tessere nel novembre del 1903, mentre il pavimento fu sistemato nel 1906.

CAPPELLE DELLA NAVATA LATERALE DESTRA
Lasciando la Cappella delle Anime Sante, sull’altro lato della Cattedrale percorrendo la navata di destra potremo ammirare una serie di deliziose cappelle.
Entrando nella Cattedrale, subito a destra, si può ammirare il Battistero.
Infatti e’ proprio il battistero che costituisce il vero ingresso della Chiesa e nella Chiesa.
E’ attraverso l’acqua del battesimo che il cristiano viene unito alla morte e risurrezione di Gesù Cristo e vive la sua vita insieme a lui. La Fonte battesimale simboleggia il sepolcro in cui Gesù venne posto.
Con l’immersione nell’acqua del battesimo i credenti muoiono in Cristo al peccato e a tutto ciò che li può separare da Dio. Il battesimo è l’inizio di una nuova vita di grazia.
Accanto al Battistero si trova la Cappella dei Santi Gregorio ed Agostino, costruita per commemorare due grandi apostoli del cattolicesimo in Inghilterra: Gregorio Magno, che divenne papa nel 590 e Agostino, monaco del monastero romano di Sant’Andrea al Celio.
La grande lunetta ad est rappresenta Edelberto, re del Kent e sua moglie, la regina Berta, nell’atto di ricevere i missionari. Essi volgono lo sguardo ad un gruppo di tre missionari, guidati da Agostino, che stanno alla loro destra. Al centro della volta, le immagini di San Gregorio e Sant’Agostino che guidano i compagno; a destra San Lorenzo e San Mellito; a sinistra San Giusto e San Paolino.
Il Cardinale Basil Hume (1923-1999), nono arcivescovo di Westminster e precedentemente Abate benedettino di Ampleforth, è sepolto in questa Cappella. Il mosaico della Cappella rappresenta antichi Santi inglesi. La bellezza e la finezza dell’opera colpiscono subito.
Entrando nella Cappella di San Patrizio, salta subito agli occhi che lungo le pareti si susseguono le insegne di regimenti irlandesi ora per lo più sciolti. In questa Cappella sono custoditi gelosamente i registri ove sono scritti i nomi dei cinquantamila soldati irlandesi caduti durante la Prima Guerra mondiale.
San Patrizio (387-461), la cui festa cade il 17 marzo, è sempre stato venerato come l’Apostolo dell’Irlanda.
L’altare è dominato dalla sua statua in bronzo dorato, disegnata da Arthur Polen e posta in loco nel 1961.
In questa Cappella ci sono molti tipi di marmo provenienti da ogni parte dell’Irlanda.
Notevole il motivo ad intreccio sul piano ai piedi dell’altare e il disegno centrale del pavimento: una croce celtica. Sulla parete laterale di questa Cappella c’è un mosaico di San Patrizio eretto di recente.
La Cappella che segue dopo è dedicata a Sant’Andrea e ai Santi scozzesi.
Andrea fu uno dei compagni più vicini a Gesù di Nazareth e uno dei dodici Apostoli.
Entrando nella Cappella si notano i colori dei mosaici di tono pacato.
La Cappella fu terminata nel 1915. Un solo donatore sovvenzionò la decorazione della Cappella: il IV Marchese di Bute. Robert Weir Schultz realizzò le opere in marmo mentre i mosaici sono opera di Gaetano Meo.
I mosaici sono di maniera e semplici, ricalcati sulle antiche opere bizantine.
Il rivestimento della volta è stato disegnato per ottenere un effetto luminoso, con un mosaico a squama di pesce; questo motivo ittico è stato ripreso nel pavimento di marmo con motivi ad intarsio di pesci e granchi.
Questo schema decorativo ci ricorda la chiamata di Andrea e dei suoi compagni da parte di Gesù, sulle rive del mare di Galilea: Seguitemi, e vi farò pescatori di uomini.
Sulle pareti laterali della Cappella sono rappresentati vari luoghi legati a Sant’Andrea.
Segue la Cappella di San Paolo, Apostolo dei gentili che, insieme a San Pietro, ebbe forti legami con la prima Chiesa di Roma. I rivestimenti in marmo delle pareti furono posti in loco nel 1917, il pavimento cosmatesco fu steso nel 1940 e i restanti mosaici sono di Justin Vulliamy e risalgono al 1963.
Copre quasi tutta la volta della Cappella una copertura di mosaico a tinte fiammeggianti, a foggia di velarium, tanto bello da sembrare quasi ordito da un antico tessitore. Ricorda la professione di fede di Saulo di Tarso che era un fabbricatore di tende.
Sul soffitto ci sono i disegni della Stella di Davide e una rappresentazione di Cristo alla maniera bizantina (Cristo greco). Il trittico disposto sopra l’altare è di bronzo dorato e vi è rappresentato San Paolo a tutto tondo.
Dopo aver lasciata questa Cappella troverete sotto la dodicesima stazione della Via Crucis, la tomba del Cardinale John Carmel Heenan (1905-1975), ottavo Arcivescovo di Westminster.
Poco più avanti nell’intercolunnio si può ammirare una stupenda copia medioevale in marmo della Madonna in trono con il Bambino Gesù; facendo qualche passo verso la navata centrale si può vedere lo splendido pulpito marmoreo, ricostruito dal Cardinale Burne nel 1934.
Aggraziate colonne tortili in stile romanico rivestite di intarsi e decorazioni cosmatesche fanno da basamento al pulpito, che viene ancora usato nelle Solenni celebrazioni per il Canto del Vangelo e il sermone.
Vi sono inserite le statue dei quattro evangelisti.
Ritornando a percorrere la navata laterale destra troviamo in fondo la Cappella della Beata Vergine Maria.
Questa Cappella completa la triade dei punti nodali e nevralgici della Basilica cattedrale, ossia Altare Maggiore-Cappella del Santissimo Sacramento – Cappella di Maria Santissima.
L’unità del disegno teologico è perfettamente ricomposta: Cristo nascendo dal grembo purissimo della Vergine (Incarnazione) continua a nascere e a sacrificarsi nella Messa (Eucarestia) e promette ai suoi discepoli di essere sempre con loro usque ad consummationem saeculi (Presenza reale nel Santissimo Sacramento).
Dorato e abbacinante come la Grazia che riempì il ventre di Maria è questo piccolo tempio, che è un compendio di mariologia cristologica.
L’opera in marmo fu cominciata dopo la Pasqua del 1908 e la Cappella fu completata solo nel 1935.
Vi è rappresentata la vita della Beata Vergine Maria, il Santo Rosario e altri temi e figure legate alla Madonna.
Il mosaico del rivestimento dossale dietro l’altare rappresenta Maria Santissima Madre di Dio.
Lungo la parete absidale si sviluppa una sublime decorazione musiva dai chiari influssi ravennati, monrealesi e romani: vi è rappresentato Cristo come nuovo Albero di Jesse, i cui germogli di santità e di grazia hanno prodotto Maria Santissima e San Pietro, rispettivamente Mater Ecclesiae e Pontifex Ecclesiae.
Uno stuolo di deliziosi angeli danzanti fa da cornice a tutto l’apparato musivo conferendo ad esso leggerezza, dinamismo e un profondo senso di distacco mistico. Sotto le volte di questa splendida Cappella risuona ancora l’antico e pacificante canto gregoriano del Vespro, intonato con magistrale precisione dai membri del prestigioso Coro della Cattedrale, il quale ogni giorno si riunisce per la solenne celebrazione della Messa cantata della sera. Una devota e antica usanza fortemente voluta dal Cardinale fondatore e sempre mantenuta e incrementata dai vari Cardinali che si sono succeduti nel corso del tempo, unitamente al Capitolo dei Canonici.
Gli ultimi elementi degni di nota sono l’imponente statua bronzea raffigurante San Pietro, posta a sinistra dell’ingresso principale, copia perfettamente conforme a quella romana venerata in San Pietro in Vaticano, e il mastodontico Grande organo situato sul matroneo occidentale.
Costruito tra il 1922 e il 1923 da Henry Willis, attualmente è il più grande organo d’Inghilterra e uno dei più importanti del mondo cattolico.
Spero che il tempo passato a leggere questo articolo possa stimolare nel lettore una più profonda esperienza dell’amorevole presenza di Dio, che si manifesta nelle opere dell’ingegno umano.
A conclusione del nostro intenso itinerarium all’interno di questo splendido tempio cattolico, non possiamo che rivolgere a tutti quei fedeli e turisti, che vedranno per la prima volta la Cattedrale o torneranno a rivederla magari in occasione delle sublimi liturgie che qui si celebrano, le parole del salmista:
Dominus custodiat introitum tuum et exitum tuum ex hoc nunc et usque in saeculum! (Salmo 121,8
Gaetano Algozino
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