Letteratura inglese

Beowulf antico poema epico letteratura inglese

BEOWULF nella letteratura inglese

Come annunziato nell’articolo introduttivo, vorrei quasi condurre per mano il generoso lettore in un ideale viaggio della mente entro i meandri oscuri e luminosi di quel geniale prodotto della Spirito universale che è la letteratura inglese. Il nostro viaggio inizia con un poema scritto da un autore ignoto del X secolo in lingua anglosassone che tratta la più antica leggenda eroica delle stirpi germaniche. Questa leggenda nacque tra gli Angli quando ancora abitavano nella provincia Angeln dello Schleswig, cioè verso la metà del VI secolo d.C. Non riguarda però ne’ gli Angli ne’ i Sassoni, bensì i Danesi nei loro rapporti con i Goti, quando questi risiedevano nella Svezia meridionale.
Beowulf si prepara a mozzare la testa di Grendel, illustrazione tratta da Hero-Myths and Legends of the British Race by M.I. Ebbutt, published in 1910.

Il poema, denominato Beo Wulf o Beowulf, recentemente portato sul grande schermo dal regista americano Robert Zemeckis col titolo “La leggenda di Beowulf” (2007) si divide in due parti; la prima, Gloria di Beowulf, si svolge nell’isola danese di Sjalland e si inizia con l’esaltazione della dinastia degli Scyldinghi, fondata da Scyld, misterioso infante trovato in una barca alla deriva, eletto in seguito re per il suo grande ardimento. Alla sua morte il popolo ne rivestì riccamente la salma e lo collocò su una nave, affidandolo al mare perché lo riportasse alla terra sconosciuta donde era venuto. Il re Hrothgar, suo discendente, aveva costruito un castello di legname detto Heorot (cioè dalle pareti ornate di corna di cervo) in un promontorio sul mare tempestoso e poco lontano dalla palude popolata di misteriosi terribili nemici in agguato.

Fra questi il più feroce era l’orco Grendel “mezzo uomo e mezzo mostro” che, invidiando agli ospiti di Heorot la gioia delle notti trascorse bevendo idromele tra i suoni delle arpe e il canto degli scop (bardi), spesso approfittava delle tenebre per assalire il castello, rapire gli amici di Hrothgar immersi nel sonno e poi divorarli. Da dodici anni Grendel compiva la sua opera nefasta, quando Beowulf, prode guerriero di Hygelac, re di Goti, venne dalla Svezia per affrontarlo con quattordici compagni. Durante la notte si nascose nella sala; quando il mostro apparve e afferrò uno dei suoi prodi, Beowulf si scagliò contro di lui, lottando furiosamente, gli strappò un braccio e lo costrinse a ritirarsi a morire nella sua tana. La notte seguente la madre di Grendel assalì Heorot e uccise uno dei migliori amici di Hrothgar, il quale, per vendicarlo, si recò con Beowulf nel covo acquatico del mostro. L’eroe assalì da solo la madre, l’uccise e portò in trionfo al re la testa recisa di Grendel, poi, colmato di doni, ritornò con i compagni in patria per narrare a Hygelac, suo re e suo zio, le gloriose imprese compiute.

La seconda parte del poema, Morte di Beowulf, che si svolge in Svezia ci presenta l’eroe vecchio, già da 50 anni re felice dei Goti, dopo la morte di Hygelac e del figlio di lui. Coraggioso sempre e giovane nell’animo, all’udire che un drago dall’alito infuocato è in procinto di devastare il suo paese perché’ gli è stata rubata una parte del tesoro che custodisce, con una scorta di guerrieri parte per combatterlo. I compagni atterriti lo abbandonano, eccetto un suo parente, Wiglaf, che lo aiuta sopprimere il “verme mortale”. Il vecchio eroe, però, investito dall’alito ardente del mostro, è presso a morire. Si fa portare il tesoro per gioirne ancora guardandolo e spira proclamandosi lieto di avere sacrificato la vita per il bene del suo popolo. Il corpo di Beowulf è arso sopra un’alta pira e le ceneri con i tesori sono sepolte sotto un alto tumulo, sull’altura del capo Hronesnaes, visibile di lontano a chi giunge dal mare.

Il manoscritto comprende circa 3000 versi allitterativi, in lingua sassone occidentale del X secolo e si crede rifatto su un originale in dialetto anglo del secolo VIII da un poeta discretamente colto, che al racconto pagano ha fuso elementi cristiano-morali. Storica è la figura di Beowulf, re dei Goti, nemici dei Franchi, all’inizio del VI sec. L’opera dà una viva pittura dei costumi dell’antico mondo germanico, in pace e in guerra, della vita nei castelli di palizzate, dalle ampie sale aperte sul mare tempestoso, di dove ritornavano le alte e strette navi dei pirati, reduci da rischiose imprese. Qui, dopo le vittorie sui nemici o le caccie nelle paludi, gli eroi banchettavano al canto dello scop.

Un profondo fatalismo domina il poema. “Wyrd (la dea del destino) va sempre come deve”, dice Beowulf quando ha da affrontare Grendel; “Sarà per noi nella lotta come Wyrd avrà previsto”, dice ancora, quando va a combattere il drago. Questo fatalismo però gli ispira un grande ardimento: “Chi può, guadagni onore prima di morire” e “Procuriamoci fama o morte” egli afferma. Coraggioso, disposto a offrire la vita per il bene dei sudditi, Beowulf è l’eroe ideale germanico dell’Alto Medioevo, che unisce a un valore eccezionale la più alta coscienza della sua missione di sovrano che gli impone di essere il primo servo del suo Stato.

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